Pm contro i giudici ma la richiesta è respinta Il presidente Castellano non lascia, va avanti

A dar fuoco alle polveri, questa volta, non sono stati i difensori, come spesso è stato nel processo principale che si è concluso con la condanna di Cesare Previti e altri, ma la parte civile e ancor più la Procura, chiedendo l'astensione del presidente del collegio, Francesco Castellano. Oggetto del contendere un'intervista che Castellano rilasciò nel 2002 in cui, tra l'altro, parlava del processo Sme come di un dibattimento non più «normale», «perchè se ne era parlato troppo e in troppi posti» e constatava come fossero numerosi i processi per falso in bilancio a carico della Finivest. Al pm Ilda Boccassini non sono piaciute nemmeno le affermazioni di Castellano riportate da un quotidiano, presa in esame dal presidente, di sospendere il processo nel periodo elettorale, anche «per evitare strumentalizzazioni». Il pm ha chiesto che queste parole fossero smentite oppure che il presidente lasciasse il processo, anche perchè l'intervista del 2002, a suo avviso, era stata «una grave interferenza in un processo in corso». Richiesta respinta. Dopo una riflessione di circa tre ore, Castellano ha detto di non aver alcuna intenzione di lasciare. «Appare del tutto evidente - ha scritto il presidente del collegio - come le opinioni espresse non solo non rilevino come pareri relativi a un singolo procedimento, ma si qualifichino come valutazioni tecnico professionali su questioni di valenza politica». Il presidente della prima sezione, succeduto con il suo collegio a quello di Luisa Ponti, che si era espresso nel filone principale, ha rivendicato il diritto di esprimere questi pareri, altrimenti si dovrebbe dedurre che «i magistrati non possano partecipare alla vita culturale e sociale del Paese», mentre questa partecipazione non è «per nulla incompatibile con la terzietà della funzione giurisdizionale». Procura e parte civile non sembrano prendere in considerazione l'ipotesi della ricusazione. «Se il giudice si ritiene sereno e imparziale non posso che rispettare tale valutazione», ha commentato il legale di parte civile Cir, Giuliano Pisapia, mentre i legali del premier non cantano vittoria e hanno comunque posto il problema della competenza territoriale, allo scopo di spostare il processo da Milano. Gaetano Pecorella si è limitato a commentare che «da parte della Procura soffia un vento sempre uguale: quello di portare il processo a scontri eccessivamente aspri e che non giova all'accertamento della verita». Il legale e il collega Nicolò Ghedini «non faranno questioni particolari» sulla pausa elettorale, lasciando decidere il Tribunale. Lunedì prossimo i giudici leggeranno l'ordinanza sulle questioni preliminari sollevate dalla difesa: l'incompetenza territoriale, la composizione del fascicolo del dibattimento e altre. Nelle prossime udienze si comincerà a valutare l'ammissione dei testi chiesti dai difensori.