Il Financial Times: «Prodi si dimetta subito»
Il giornale economico: «Ha ragione Berlusconi, lasci l'incarico di presidente della Commissione Ue»
Il quotidiano inglese Financial Times ritiene che la Commissione europea ha perso autorevolezza a causa del fuggi fuggi che si è verificato all'interno dell'istanza esecutiva dell'Ue e della volontà del suo presidente, Prodi appunto, di occuparsi troppo delle vicende italiane. Il quotidiano britannico dà ragione al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi invitando Prodi alle dimissioni. Il giudizio degli europarlamentari sull'ex presidente del Consiglio italiano è impietoso. L'europarlamentare della Lista Bonino Benedetto Della Vedova, del gruppo dei Non iscritti, spiega che il Ft «fotografa la realtà di una Commissione in parziale disarmo anche se ci sono commissari che stanno lavorando come Mario Monti (concorrenza) e Frits Bolkenstein (Mercato unico). Una Commissione che perde un commissario importante come Pedro Solbes (Affari monetari) si depotenzia. Questa situazione dovrebbe indurre a ripensare i poteri all'interno dell'Unione europea». Della Vedova giudica «grave» l'assenza di una leadership della Commissione in questo momento perché «avremmo bisogno di una Commissione che non faccia la figura dell'anatra zoppa». Lucio Manisco non si stupisce dell'attacco del Financial Times perché «il quotidiano britannico ha sempre pensato che Prodi non abbia avuto abbastanza polso nella guida dell'Ue soprattutto perché non è stato capace di far entrare il Regno Unito nell'Unione monetaria». L'europarlamentare del gruppo Sinistra Europea (Gue) spiega: «Io conosco tutti i corrispondenti del Ft a Bruxelles e so che hanno un'impostazione critica nei confronti di Prodi molto critica che è anche motivata. Il "Mortadella" (Prodi, ndr) è sempre stato molto cauto e non è mai stato un Jacques Delors perché non ha mai rischiato. È dal 2000 che l'Ft lo critica per questo». Per Manisco, la sindrome dell'anatra zoppa è dovuta al fatto «che con tutte campagne elettorali in corso i commissari a fine mandato preferiscono andarsene. Ma Prodi resta perché lui ha tempo fino al 2006». Manisco accusa Prodi di aver «accelerato i tempi dell'allargamento. Questo ha provocato i problemi che tutti conosciamo per la firma della Costituzione Ue». Il forzista Domenico Mennitti (Ppe) pensa «che in questo momento in cui l'Ue dovrebbe svolgere un ruolo più presente vi sia aria di smobilitazione a Bruxelles». Il direttore di Ideazione ritiene che «l'esempio di Prodi ha giovato alla Commissione in senso negativo perché il Presidente della Commissione sta vivendo le vicende della Commissione in previsione delle vicende elettorali italiane. Il comportamento di Prodi si è esteso a quello degli altri commissari che poi hanno lasciato». Se Prodi «preferisce occuparsi delle vicende di casa sua, anche gli altri membri della Commissione vengono contagiati da questo clima. Ciò ha favorito l'indebolimento dell'istanza esecutiva dell'Ue. Prodi esce comunque male dai cinque anni a Bruxelles perché non è riuscito ad essere un leader». Pino Pisicchio (Udeur-Ppe), riferendosi a Prodi, pensa che «buona norma sarebbe evitare una condizione interventista. Il Presidente della Commissione è alla fine del suo percorso e non è più in piena attività. Il Ft dice cose, ma Prodi è alla fine del mandato». In merito alla Commissione, Pisicchio pensa che «ormai i commissari si sentono fuori dalla dimensione di effettiva gestione della politica dell'Ue».