SULLA vicenda Sofri «immagino sarà la Consulta a decidere», dice il ministro della Giustizia, Roberto ...

Il Guardasigilli è chiaro: «Io gestisco un ministero che ha oltre 160 mila persone, 14 mila miliardi di fatturato - afferma Castelli - ho tante cose a cui pensare. Credo che dare l'idea che il problema fondamentale dell'Italia sia quello di un detenuto, sia un pessimo segnale ai cittadini». Ma è soprattutto la Lega, il partito del ministro della Giustizia, a escludere (perché contraria) interventi di Palazzo Chigi. D'altro canto l'orietamento del Carroccio era stato chiaro sin dal mattino quando il coordinatore leghista Roberto Calderoli aveva riferito: «Stamani (ieri mattina per chi legge, ndr) ho sentito il presidente Berlusconi al telefono e mi ha spiegato che ritiene incostituzionale una sua controfirma, al posto di quella del ministro Castelli, all'eventuale provvedimento di grazia per Sofri». Si trattava di uno stop formale alla controfirma berlusconiana, ipotesi che era stata avanzata nei giorni scorsi dal sottosegretario alal Giustizia Michele Vietti (Udc). Ma a dimostrazione del fatto che il caso Sofri divide oltre gli schiaramenti c'è anche il fatto che d'accordo con Castelli si dice Rifondazione comunista. Il capogruppo dei bertinottiani in commissione Giustizia, Giuliano Pisapia, dice che la questione «non riguarda la concessione della grazia a Sofri (un problema che si porrebbe anche per qualsiasi altro detenuto) ma la corretta applicazione della Costituzione, una questione che solo la Corte Costituzionale, di fronte a un eventuale conflitto di attribuzioni, potrebbe risolvere». Nel caso si vada davanti alla Consulta, tuttavia, il deputato di Forza Italia Carlo Taormina (che è anche relatore della proposta Boato) è sicuro del pronostico finale: «Se si andasse a un conflitto di attribuzioni, credo che la Consulta darebbe ragione al ministro Castelli. Anche perché c'è un precedente, quello tra Francesco Cossiga e Claudio Martelli, e poi il presidente della Corte Costituzionale Gustavo Zagrebelsky nel merito si è già pronunciato». «Dall'impasse - dice il ministro Buttiglione, (Udc) - se ne esce solo con un gesto di clemenza da parte del presidente della Repubblica e con la buona volontà di tutti. Con un "patto" che accolga l'appello alla misericordia lanciato dal Papa e che renda a ciascuno le proprie ragioni». Mentre un altro esponente del governo, sempre centrista, Carlo Giovanardi si dice d'accordo alla grazia ma solo se la chiede il condannato per l'omicidio Calabresi. E sulla stessa linea è schiarata anche An: « «Per uscirne, è necessario che Sofri si convinca che non è il Socrate del ventunesimo secolo - dice il portavoce dei finiani Mario Landolfi -. Che è stato condannato e che per ottenere la grazia deve chiederla, o farla chiedere. Il Paese non è insensibile a questa vicenda, che suscita passioni e riaccende dolori. Tutti devono esserne consapevoli». «Il problema - sottolinea l'esponente di An - è che c'è una lobby che pretende non solo che lo Stato grazi ma che quasi ringrazi Sofri, che risulta condannato come mandante di un omicidio». «Se solo una piccola parte dell'energia sprigionata per questa vicenda - conclude Landolfi - fosse stata impiegata semplicemente per convincere Sofri a chiedere la grazia, o per farla chiedere, non ci troveremmo a questo punto».