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Meno tasse per tutti ma senza creare nuovo deficit

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Una «scossa» che dovrebbe imprimere una nuova spinta al paese concentrando risorse fresche nell'economia attualmente «bloccata» come nel resto d'Europa. È in estrema sintesi la ricetta del ministro dell'Economia, Giulio Tremonti attualmente impegnato con il suo staff nella messa a punto della Trimestrale di cassa che conterrà le nuove stime del Governo su crescita e deficit. C'è inoltre in cantiere il documento di programmazione economica e finanziaria che potrebbe invece contenere i dettagli del nuovo modulo della riforma fiscale. I tempi sono stretti e quindi a via XX Settembre si lavora anche alle diverse ipotesi di contenimento della spesa di cui il ministro ha parlato: la trimestrale potrebbe infatti arrivare nel giro della prossima settimana mentre il Dpef, come annunciato dal premier, Silvio Berlusconi, potrebbe essere anticipato e presentato invece che a giugno, come previsto dalla legge, già alla fine del mese di maggio. Per quanto riguarda la riduzione fiscale il ministro Tremonti ha spiegato che questa sarà «strutturale» e «diffusa» coinvolgendo cioè anche i ceti medi e bassi. «La riduzione delle tasse - ha spiegato Tremonti - dovrà essere tanto strutturale da non essere fondata su un nuovo deficit ma su reali tagli di spesa pubblica improduttiva». E su questo fronte molte sarebbero le ipotesi al vaglio: tra queste si parla, ad esempio, di un intervento del taglia-spese che, come riferivano dalla Ragioneria l'anno scorso, nel 2002 aveva contribuito a contenere dello 0,2% il rapporto defici-Pil frenandolo al 2,3%. Tra le ipotesi che circolano anche quella di tagliare alcuni trasferimenti legati al territorio, come ad esempio, i fondi destinati alla montagna o alcune voci dirette alle regioni a statuto speciale. C'è poi l'ipotesi di rivedere e razionalizzare gli incentivi alle imprese ma questa strada - si fa notare dalla maggioranza - potrebbe frenare lo sviluppo potenziale di un taglio fiscale. La Confindustria inoltre pone dei paletti: ok a una rivisitazione ma legge 488, i crediti di imposta e i contratti di programma e localizzazione non si toccano. Fra le molte ipotesi al vaglio, fonti parlamentari ipotizzano anche di dare nuovo slancio all'attività della Consip e rimettere mano alle decisioni dell'ultima Finanziaria con le quali si è liberalizzata l'attività locale per l'acquisto di beni e servizi che non è più centralizzata. Si potrebbe risparmiare in tal modo qualche punto sull'aumento della spesa pubblica: le stime sul 2003 parlano infatti di un aumento dell'8,8% per la spesa per acquisto di beni e servizi contro l'1,5% del 2002. Cioè, in termini reali, tra i 5 e i 6 miliardi di spesa in più potenzialmente recuperabile. Ci sono poi ancora da chiudere le operazioni di cartolarizzazione, mentre, secondo le ultime stime degli esperti di settore, dai condoni dovrebbero arrivare circa 20 miliardi. Secondo i primi calcoli effettuati infatti la riforma potrebbe avere un costo massimo di 11-12 miliardi nel caso in cui si attui il sistema a due sole aliquote (22 e 33%) e dimezzarsi invece (6-7 miliardi) nel caso in cui si decida di puntare solo sui ceti medio-bassi. Questo anche se, dalla maggioranza, si sostiene che la riforma sarà a costo zero, nel senso che quello che si perderà in gettito si recupererà grazie alla spinta all'attività economica.

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