Francia e Canada hanno fatto registrare, con +0,5 per cento, il miglior tasso di incremento
Il superindicatore dell'organizzazione internazionale diffuso ieri preannuncia anche «prospettive di una crescita moderata» per l'insieme dei paesi industrializzati. I dati di febbraio indicano un indebolimento dei risultati della zona euro e degli Usa. L'Italia ha registrato un aumento di 0,1 punti a 107,0 da un mese all'altro mentre la variazione su 6 mesi segna un meno 0,2 a 1,5%. Per tutta la zona Ocse, l'indicatore si è attestato a 123,2 dopo il 123,0 di gennaio. Su sei mesi è in calo per il secondo mese consecutivo. A febbraio si è attestato al 6,9% contro il 7,5% di gennaio. L'indicatore della zona euro è salito di 0,3 punti a 122,5 mentre su 6 mesi è sceso di 0,4 punti al 6%. Si tratta della terza flessione dopo sette mesi di rialzo. Tra i G7, gli Usa hanno registrato un + 0,2 punti a 133,3 mentre su 6 mesi l'indicatore scende di 0,7 punti al 10,3%. Il Giappone resta invariato da un mese all'altro a 102 punti, con i tasso di variazione in calo di 0,4 punti al 2,5%. La Gran Bretagna segna un più 0,3 punti a 109,2 ma il suo tasso di variazione scende lievemente per la prima volta dopo 10 mesi di rialzo consecutivo (-0,1 al 4,7%). Francia e Canada registrano il più forte aumento (+0,5) che li porta rispettivamente a quota 120,6 e 130,9 punti. Quanto ai loro tassi di variazione su 6 mesi, sia per la Francia che per il Canada sono rimasti stabili all'8,3% e al 7%. La Germania ha registrato un aumento dello 0,1% a 124,2 punti ma il suo tasso di variazione su 6 mesi scende da 8,8 al 7,7% . Quanto al tasso di disoccupazione, sempre nell'area Ocse, a febbraio, è rimasto invariato al 6,9% rispetto al mese precedente ed è sceso di 0,1% rispetto allo stesso periodo del 2003. Nella zona euro il tasso di disoccupazione resta stabile a 8,8% rispetto a gennaio ma è in crescita di 0,1% rispetto a febbraio 2003. In Francia il tasso di disoccupazione è sceso dello 0,1% rispetto a gennaio attestandosi a 9,4% ma è aumentato di 0,2% rispetto a febbraio 2003. In Germania il tasso è invece salito dal 9,2% al 9,3% in crescita dello 0,1% rispetto a gennaio e a febbraio 2003. L'ultimo dato disponibile per l'Italia è quello di gennaio e che segnava un tasso di disoccupazione all'8,5% invariato rispetto a dicembre e in calo dello 0,3% rispetto a un anno fa. Riguardo all'Italia va considerato il forte peso del fenomeno del lavoro nero. Al Sud i lavoratori in nero al Sud sono 1 milione e 528 mila e in sei anni il loro numero è cresciuto di 223 mila unità. Secondo i dati della Svimez, il Mezzogiorno è l'area più colpita dal fenomeno del lavoro irregolare (23% del totale dei lavoratori contro una media nazionale del 15%). E l'analisi per settore evidenzia situazioni particolarmente critiche. Al Sud il 40% dei lavoratori dell'agricoltura sono in nero, contro una media nazionale del 32%. Non va meglio nell'industria, dove il 19,5% degli addetti non è in regola (media italiana 8,2%), con picchi per il settore edile del 27,5% (media italiana, 16,4%). E anche nei servizi, la Svimez segnala un tasso di lavoro nero al Mezzogiorno pari al 21,5%, contro il 16,5% nazionale. Fra tutte le regioni italiane, e quindi nel Mezzogiorno, alla Calabria spetta il record con 3 lavoratori irregolari su 10. l'unica regione meridionale che presenta un tasso di sommerso inferiore al livello nazionale è l'Abruzzo con il 14,4% (equivalente in termini assoluti a 72.000 unità).