Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Commissione Ue in disfacimento, Prodi pensa ad altro

default_image

  • a
  • a
  • a

La Commissione europea, si legge sul giornale, tra gente che va e gente che viene, sembra «più la sala d'attesa di una stazione che un organo esecutivo». A partire dal suo presidente, Romano Prodi, che «è sempre più preoccupato del suo ruolo di leader dell'opposizione italiana». L'attività della Commissione è quindi ormai come «una crociera noiosa», in cui «anche il capitano sta perdendo interesse» e si appresta a lasciare la nave a bordo di una scialuppa di salvataggio, come riassume una eloquente vignetta. Ufficialmente, ricorda il settimanale britannico, «il mandato della commissione non scade prima di novembre», ma «tre dei suoi membri su 20 hanno già lasciato per tornare alla politica nazionale: la prima ad andarsene è stata la greca Anna Diamantopoulou, una socialista che ha lasciato il suo incarico per partecipare alle elezioni in Grecia lo scorso mese. Poi Pedro Solbes, nuovo ministro delle Finanze del Governo spagnolo e, per ultimo, Michel Barnier, il commissario per le politiche regionali, nuovo ministro degli esteri francese». Ad aggiungersi alla «impressione di disordine», osserva l'Economist, anche la pressione dei «commissari ombra» dei 10 paesi che entreranno dal 1° maggio. La linea ufficiale a Bruxelles, fa notare il settimanale britannico, è che «le partenze sono una buona notizia, perché testimoniano la grande stima in cui sono tenuti i commissari in Europa». Ieri anzi il portavoce di Prodi ha ribadito che la situazione «dimostra il successo della politica di Prodi nel riportare la commissione al centro della politica europea». D'altra parte, controbatte l'Economist, la celerità con cui hanno accettato i nuovi incarichi nelle rispettive nazioni fa consolidare l'idea che «gli incarichi di maggior potere e più alto profilo sono nelle capitali nazionali». Così, il nutrito numero di partenze eccellenti «sono colte come una cattiva notizia da tutta la classe dirigente europea» che percepisce come «sia un brutto momento per la commissione, che deve tirare dritto senza una forte leadership». Il problema principale, a questo punto, è che il futuro della Commissione «dipende dalla scelta del nuovo presidente». Lo scritto del settimanale inglese è stato accolto con soddisfazione da Forza Italia e col silenzio della sinistra. In FI Tajani osserva che «cade la maschera di un presidente che è stato incapace di governare l'Italia e che purtroppo sta dimostrando tutta la sua inadeguatezza ad assolvere un alto ruolo europeo»; Martusciello aggiunge: «Il declino dell'Europa coincide con una presidenza nel segno dell'ambiguità e dell'ipocrisia», Alfano chiede: «Berlusconi ha ragione su Prodi oppure anche l'Economist è diventato di proprietà del "dittatore mediatico"?». D. T.

Dai blog