Mostrarsi deboli con i terroristi non paga
oltretutto, ha avvertito che cercare l'appeasement con Al Qaeda non paga. Il ministro della Difesa Antonio Martino, ieri a Bruxelles per una riunione con i colleghi degli altri Paesi dell'Unione, durante la quale non si è parlato di Iraq, parlando con i giornalisti ha detto: «Noi non contempliamo neppure l'eventualità di un ritiro» e ha tuttavia che al momento «non sono previsti rinforzi con ulteriori truppe». «La politica dell'appeasement non paga», ha quindi osservato Martino. «Gli eventi di questi giorni - ha aggiunto - hanno dimostrato che anzi al Qaida diventa ancora più aggressiva contro i paesi che vengono percepiti come deboli». «La convivenza pacifica - ha sottolineato ancora il ministro - è una delle più alte priorità per assicurare che abbia successo una transizione verso la democrazia. Ci sono gruppi di estremisti - ha aggiunto - che non vogliono questa transizione democratica e per questo attaccano le truppe della coalizione». Il ministro Martino, che oggi alle 15 davanti alle Commissioni Difesa di Camera e Senato, riunite congiuntamente, sulla situazione in Iraq, nella capitale begla ieri ha anche detto: «Personalmente ritengo che un eventuale ritiro spagnolo sia lungi dall'essere certo». Chiarendo riguardo alla «politica di appeasement», Martino ha detto: «Le dichiarazioni del governo spagnolo che ipotizzavano la possibilità di un ritiro delle truppe, lungi dal calmare l'odio di Al Qaida, dei terroristi nei confronti degli spagnoli, dei soldati spagnoli e del governo spagnolo sembrano averlo rinfocolato se si da retta alle interviste rilasciate dal numero due di Al Qaida». «Per il momento noi continuiamo la nostra missione nei limiti approvati dal Parlamento», ha poi detto prima di ripartire per Roma. Quella italiana, ha aggiunto il ministro, e «una missione di sostegno alla popolazione irachena, di aiuti umanitari, di garanzia della sicurezza» e punta a creare una «possibilità di una vita normale per la popolazione irachena, che è la vera vittima di questi episodi di violenza». Il ministro ha spiegato le attuali violenze in Iraq con una lotta di potere fra leader sciiti. «Ci sono stati degli episodi di violenza in diverse città irachene provocate da questo gruppo estremistico sciita guidato da Al Sadr» il quale «contesta soprattutto la leadership sciita perché mira a prenderne il posto e in parte si oppone a che le scadenze previste abbiano luogo in tempo e che abbia luogo il passaggio dei poteri al governo iracheno, previsto per il primo luglio». «È come un treno in marcia, di cui è prevista la direzione, e ci sono gruppi che cercano di farlo deragliare. Questi attentati terroristici hanno come obbiettivo quello di indurre chi vuole la democrazia in Iraq a rinunciare al progetto», ha spiegato, aggiungendo che «se noi manteniamo la calma potremo tranquillamente far sì che questo martoriato paese possa davvero avere un futuro migliore». Oltre a Martino davanti alle commissioni Difesa, a riferire sulla situazione sarà, con una informativa senza voto, il ministro degli Esteri Franco Frattini oggi alle ore 15 alla Camera.