LA GUERRA dei nervi tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini sulle competenze economico-sociali da affidare ...
Questo è quanto accade dietro le quinte (d'altra parte era stato lo stesso Berlusconi a rivelare lo scontro in atto tra Fini e Tremonti). Sotto i riflettori politici e sotto gli occhi di tutti c'è invece il duello tra i coordinatori dei due partiti: Sandro Bondi e Ignazio La Russa, che però non si sono mossi in modo estemporaneo. Anche se in serata è giunta una nota di Berlusconi che, per minimizzare l'accaduto, ha inteso circoscrivere la querelle attribuendo ai due coordinatori «piccole incomprensioni» con l'assicurazione che i problemi verranno risolti «con la solita buona volontà comune». È accaduto che, agli occhi del premier, Fini e il suo partito hanno tirato un pò troppo la corda incalzandolo quotidianamente sul rispetto degli accordi legati alla verifica e punzecchiandolo sulla questione fiscale, il suo cavallo di battaglia per la campagna elettorale. Così, dopo una serie di atteggiamenti del vicepremier che hanno infastidito non poco Berlusconi (Fini ha disertato l'ultimo Consiglio dei ministri, ha dato forfait a Cernobbio e alle assise di Confindustria per non incontrare Tremonti, e ha inoltre incalzato il Cavaliere sul fisco e sul dipartimento economico), il premier ha pensato che la misura fosse colma e dopo l'ennesima sortita «fastidiosa» di An, questa volta attraverso La Russa, ha affidato a Sandro Bondi il compito di dare fuoco alle polveri. Cosa che il coordinatore azzurro ha fatto in un battibaleno. La Russa dice a Berlusconi che, dopo la verifica, «pacta sunt servanda». «Premesso che se c'è una persona che rispetta i patti fino in fondo è proprio Berlusconi» - ha ribattuto Bondi - è bene allora far sapere che «le richieste relative a 8 direzioni generali e 20 servizi vanno ben oltre il dipartimento degli affari economici e prefigurano piuttosto un controministero dell'Economia: con tutta evidenza questo non ha nulla a che fare con gli accordi presi». I messaggi inviati da Berlusconi attraverso Bondi sono diversi: no ad una richiesta che appare spropositata e no alla messa sotto tutela di Tremonti. Di più: il premier, facendo diffondere quesi dati, ha voluto rendere note le rivendicazioni del partito di Fini anche per motivare la sua bocciatura. Ma la conseguenza immediata è stata anche quella di mettere in difficoltà il vicepremier e An. E, nella prova di forza portata avanti per procura, si sono fatti avanti prima La Russa e poi il portavoce del vicepremier Salvatore Sottile. Quanto ai numeri, snocciolati con un filo di perfidia da Bondi, La Russa ha ribattuto che potrebbero essere «inesatti» e che in ogni caso tra il «tanto» ipotizzato da Bondi e il «nulla» che si potrebbe prospettare per An «c'è una grande differenza». L'imbarazzo in An è durato poco, e si è fatto sentire il portavoce di Fini che ha messo i piedi nel piatto: punto primo, il problema è se davvero c'è la volontà di potenziare il dipartimento economico di Palazzo Chigi (come da accordi di verifica) e non certo quello della sua articolazione in uffici e servizi; punto secondo, Bondi prima di parlare si informi meglio. Ma non è finita qui. Le parole più pesanti sono arrivate dal ministro Gianni Alemanno che ha lanciato un inequivocabile ultimatum a Berlusconi: le deleghe economiche al vicepremier Fini devono essere date «prima di entrare nella campagna elettorale europea, cioè prima dell'inizio di maggio». In quest'atmosfera di scontro la Commissione Ue si riunirà domani a Bruxelles e discuterà del possibile avvio della procedura per deficit eccessivo verso l'Italia.