Bossi torna «cosciente» e si inquieta

L'ufficializzazione è arrivata nel tardo pomeriggio, con un bollettino medico che mancava ormai dal 12 marzo scorso, quando la famiglia del leader del Carroccio chiese (e ottenne) il silenzio stampa sulle sue condizioni di salute. Un silenzio interrotto ieri per la breve quanto significativa comunicazione (e subito ripreso), anche come risposta alle numerose sollecitazioni di avere notizie certe sulle condizioni del ministro. A Varese, la culla del Carroccio, si sono presto accesi entusiasmo e speranza tra le centinaia di militanti e simpatizzanti leghisti. La nota firmata dal direttore sanitario dell'ospedale varesino, Stefano Zenoni, del resto parla chiaro: «Allo stato attuale - recita il bollettino medico - il paziente risulta cosciente, in grado di muovere finalisticamente gli arti di destra e di rispondere a ordini anche complessi, di riconoscere i familiari: motilità provocata presente anche alla gamba sinistra e in minor misura al braccio sinistro». Insomma, come hanno poi spiegato fonti mediche, le condizioni di salute del ministro delle Riforme stanno «gradualmente migliorando». Di più: Bossi avrebbe già mostrato segni di irrequietezza per la brutta storia che gli è capitata. Un atteggiamento tipico del Bossi più autentico, tale da alimentare concrete speranze di ripresa, anche se gli stessi medici avvertono che ci vorrà parecchio tempo per rieducare il fisico dopo quasi un mese di coma indotto. Il quadro clinico appare, dunque, incoraggiante, benchè non sia stata ancora fatta piena luce sui danni neurologici che il periodo di anossia seguito al malore può aver provocato. La notizia a Varese si è sparsa in pochissimo tempo: emozione tra i militanti, conferme tra i vertici della Lega Nord, che da tempo parlavano di segnali positivi. «È sicuramente un'ottima notizia - ha commentato a caldo il sindaco di Varese, Aldo Fumagalli, da sempre vicino alla famiglia del Senatur. Intanto, una ventina di leghisti hanno accolto il presidente della Camera, Pierferdinando Casini, ieri in visita a Brescia, innalzando davanti al Palazzo della Loggia, sede del municipio, cartelli con la scritta «Mai più Roma padrona», «Casini no al bavaglio», «No al Parlamento imbavagliato».