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«Dissensi tra Fini e Tremonti, io medio»

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Berlusconi: «Resto premier anche la prossima legislatura, il Quirinale non è tra i miei sogni»

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Silvio Berlusconi lo ammette per la prima volta in pubblico: la verifica è tutt'altro che chiusa perché esistono «due diverse legittime esigenze»: quella del vicepremier Fini di assumere in concreto il ruolo di guida delle politiche economiche del governo (frutto degli accordi conclusivi della verifica) e quella del titolare del Tesoro, indisponibile ad accettare una sorta di ulteriore ministero economico in seno a Palazzo Chigi. Berlusconi è tuttavia convinto che il problema si risolverà e si impegna a continuare a mediare con tutta la sua pazienza. Fini, dal canto suo, ieri ha disertato una tavola rotonda con Tremonti e ha rimesse il pallino nelle mani del premier. Alleanza Nazionale - filtra dall'entourage del vicepremier - attende di capire se Berlusconi «voglia o meno esercitare il proprio ruolo, assumendosi la responsabilità di decidere» e se «intenda o meno corrispondere al rispetto del documento scritto, e sottoscritto a fine verifica, da tutti i leader della Cdl». Da Palazzo Chigi nessuna risposta ufficiale. Vale ciò che ha detto il premier in conferenza stampa, si limita a spiegare il portavoce Paolo Bonaiuti. Berlusconi ha parlato dei «timori di Tremonti che la struttura guidata da Fini, ingigantendosi, possa diventare addirittura un ministero ulteriore all'Interno della Presidenza del Consiglio». «Chiaramente - lo ha giustificato il premier - lui non pensa di poter firmare dei provvedimenti economici avendo dall'altra una struttura che, con Fini, può individuare percorsi diversi». Marco Follini, leader dell'Udc, sposta il tutto al dopo voto: «Credo che dopo le elezioni europee dovremo fare un bilancio del voto dei cittadini, siamo qui per ascoltare la loro voce, saranno loro che ci diranno se occorre continuare esattamente così, se occorre cambiare qualcosa e cosa occorre cambiare». E anche in Alleanza Nazionale, ormai, lo slogan è aspettare i numeri delle europee e lavorare perché siano il più possibile vantaggiosi per An. Fini confida nei sondaggi, buoni per An. E intanto, in un vertice ieri con tutti i suoi ministri, vaglia le liste della destra, già quasi pronte (potrebbe profilarsi un «derby» al sud tra Gasparri ed Alemanno). Da lunedì poi, il volto del vicepremier apparirà nei manifesti sei per tre accanto allo slogan: «Un solo interesse, quello degli italiani». «E da ora in poi - annuncia un colonnello battagliero - non è escluso che spiegheremo meglio a cosa intendiamo alludere». La querelle sfiora anche il fisco. Per il premier «è legittimo che il vicepremier rappresenti naturalmente quelle che sono le esigenze del suo elettorato», ma è indiscutibile anche la volontà del Presidente del Consiglio di andare avanti, rispettando la promessa elettorale. Intanto, anche il Consiglio dei Ministri di ieri avrebbe confermato dissapori tra Fini e Tremonti, enunciati dal premier. In occasione della discussione sulla cartolarizzazione dei contributi agricoli, il vice premier avrebbe chiesto che il governo rateizzasse questi importi ottenendo così due vantaggi: maggiori entrate finanziarie e più disponibilità da parte dei lavoratori. Proposta però che sarebbe stata subito bocciata da Tremonti secondo il quale queste poste sarebbero state già conteggiate. D'accordo con Fini anche i ministri dell'Udc. Si sarebbe pertanto deciso di convocare per risolvere questo problema un consiglio di gabinetto ad hoc. Contrarietà di Fini nei confronti di Tremonti anche sulla legge per il risarcimento delle vittime del terrorismo. Il ministro del Tesoro, infatti, avrebbe espresso il suo assenso per questo provvedimento. Tuttavia, Tremonti avrebbe sottolineato che per trovare queste risorse sarebbe stato necessario toccare altre poste di spesa e, in tal senso, non sarebbe stato disponibile a assumersi una responsabilità del genere. Intanto, prosegue il battage del presidente del con

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