«Non mi pento di aver aderito al Msi»

Il leader di An spiega al settimanale francese che non ha rammarichi per la sua adesione giovanile al Msi perché «non ha senso giudicare a 52 anni quello che si era a 17»; e in quel periodo post-68 - aggiunge - «noi eravamo all'estrema destra in nome della libertà e contro l'arroganza dell'estrema sinistra». Fini mette in chiaro che non ha mai corso il rischio di diventare un terrorista: «Mi ricordo dei compagni che sono morti, che sono stati imprigionati, che sono dovuti fuggire all'estero ma non ho mai avuto comportamenti violenti. In compenso avrei potuto essere ferito o anche ucciso negli scontri con gli avversari». A suo giudizio sono «probabilmente i più deboli» che hanno abbracciato il terrorismo. «Molti - afferma Fini - hanno pagato il loro debito e anche il peggiore dei criminali ha diritto ad una seconda occasione. Battisti dice: "Non potete perseguirmi dopo trent'anni". Ma lui non ha pagato il suo debito. Per questo spero che le autorità francesi, se l'estradizione è accettata, impediscano la fuga di Battisti». Il leader di An precisa nell'intervista che la sua revisione critica nei confronti del fascismo è frutto di «una maturazione» di anni. Fini definisce «ossessioni della stampa italiana» le congetture secondo cui potrebbe lasciare An - dove la sua linea non ha l'unanimità - e presentarsi alle elezioni con liste proprie: «La mia vita - mette in risalto a questo proposito - è legata ad un percorso politico che non ho fatto da solo. Senza il partito, mi sentirei più povero, non più ricco». Ma l'Italia sarebbe pronta per un premier di An? «Decideranno - risponde - gli elettori. Hanno già deciso di affidare comuni, province e regioni a personalità provenienti dai nostri ranghi».