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«Faremo in modo da punire An e Udc»

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Maroni assicura che «il governo non è a rischio, non lo è mai stato» e che «il sostegno rimane»

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Galli i cinque giorni di sospensione inflittigli per le male parole rivolte al vicepresidente della Camera Publio Fiori l'altro ieri. Ma rincara la dose: poiché «An e Udc non vogliono cambiare nulla» e sono «i partiti della conservazione» faremo in modo, dichiara ieri, che «possano essere punite dal voto alle prossime elezioni». La dichiarazione di Cè apre una giornata di malumori nella maggioranza scatenati proprio dalla provocazione del Carroccio nell'aula di Montecitorio mercoledì pomeriggio. Dichiarazioni meno violente vengono in effetti soprattutto da Maroni, che giura: «Il governo non è a rischio, non lo è mai stato». Intanto dal coordinatore di An Ignazio La Russa arriva ai leghisti l'avvertimento a fare attenzione, a non continuare a cercare visibilità in questo modo, anche perché «abbiamo una maggioranza senza la Lega». Intanto i deputati del Carroccio Bricolo e Rossi in una conferenza stampa riprendono i toni alti, sbandierano di nuovo il termine «Roma ladrona», dicono le loro ragioni del «no» al decreto sulle cartolarizzazioni, e criticano di nuovo Fiori. L'attacco di Cè, che ieri spiega anche che tutti i deputati della Lega per 5 giorni non parteciperanno ai lavori della Camera insieme a lui e a Galli in segno di solidarietà, è, come da rito padano, violento. «Noi non vogliamo fare regali a nessuno. È chiarissimo l'intento da parte dell'asse An-Udc di far passare la Lega come il partito che vuole sfasciare la coalizione. An e Udc invece - afferma - non vogliono cambiare nulla: sono i partiti della conservazione e della spesa pubblica. Il decreto sugli immobili è l'ennesima prova di tutto ciò: sperperare denaro pubblico per darlo alle proprie clientele e alle lobby di riferimento. La diretta conseguenza sarebbe quella di far pagare più tasse ai lavoratori e ai cittadini onesti». Quanto a possibili problemi nella maggioranza, Cè dichiara: «Nella Cdl abbiamo fatto un patto per fare le riforme e faremo in modo che diventi sempre più evidente agli elettori che hanno votato centrodestra per il cambiamento che c'è una fazione che non vuole cambiare. In modo tale che queste forze possano essere punite dal voto alle prossime elezioni». Una dichiarazione di guerra, insomma, non smentita da Maroni che tuttavia usa altri toni: «Il nostro sostegno al governo rimane ed è anzi rafforzato dal fatto che questa maggioranza ha votato la riforma costituzionale. La nostra esperienza di governo finora è stata utile». Difeso Cè affermando che i suoi «non erano né insulti, né ingiurie né tanto meno atti di violenza», continua: «Stiamo governando da quasi tre anni sulla base di un programma, siamo partiti diversi, abbiamo sensibilità diverse e rappresentanze sociali diverse. Quindi su alcune questioni ci può essere una diversità di opinioni che ogni tanto si manifesta». Il coordinatore di An dal canto suo ammonisce: «Devono stare attenti perchè certi atteggiamenti, finiscono per essere un boomerang. Nella Lega si avverte molto la mancanza di Bossi, nonostante il buon lavoro di Maroni». «Puntare su una visibilità, su un decreto assolutamente necessario - prosegue - è stata una mossa propagandistica che gli si è ritorta contro per tre ragioni: primo, perché la vicenda di ieri non gli ha fatto onore; secondo, perchè questo decreto non appartiene solo a Roma, ma riguarda, Milano, Torino e Genova e tutta Italia; terzo, perchè abbiamo una maggioranza che si è manifestata, come sapevamo, senza la Lega. Credo - osserva La Russa - che bisogna essere molto tolleranti, ma c'è bisogno di capire che non può essere trasformato tutto in una gara di visibilità. Non si sostituisce così la momentanea assenza di Bossi, se posso dare un consiglio da amico». Quanto alla «pietra dello scandalo» e cioè il decreto sulle cartolarizzazioni, è stato finalmente approvato dalla maggioranza in aula alla Camera senza il voto della Lega ieri in chiusura di mattinata. D. T.

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