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Fini: «Ora diamo un altolà a Berlusconi»

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An va all'attacco del presidente del Consiglio e contesta il mancato avvio della collegialità

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Ed è molto difficile che il suo editore, Gianfranco Fini, non sia stato almeno avvertito di quella sparata, che in un primo momento pare fosse prevista anche più duro: «Altolà a Berlusconi». Non solo. Dice il portavoce di An, Mario Landolfi: «Fin quando ci saremo noi al governo non accadrà mai che i ricchi paghino meno tasse e che i poveri lavorino di più». Ed è assai improbabile che il leader del partito, Gianfranco Fini, non sia stato d'accordo con quelle parole. Insomma, quella di ieri è stato una sorta di An-day, una giornata in cui il partito ha alzato i toni. Con un unico obiettivo: Silvio Berlusconi. A cominciare è proprio Fini che di primo mattino avverte: «Personalmente mi chiedo se sia la priorità ridurre l'Irpef a chi paga molte tasse perché ha un imponibile piuttosto alto. Far pagare meno tasse a chi ha un alto reddito è certamente giusto, ma in questo particolare momento economico la priorità deve essere tutelare il potere d'acquisto dei salari, delle pensioni e dobbiamo evitare l'impoverimento del ceto medio». Il leader di An afferma che del «pacchetto per l'economia annunciato da Berlusconi, il Consiglio dei ministri ne deve ancora parlare». E propone un'altra direzione: «Se si può ridurre il carico fiscale credo si debba partire dall'Irap». E «meno feste per tutti»? Fini è gelido: «Un aspetto francamente minimale rispetto al resto». Per il partito parlano in pochi, quelli che pesano. Si è fatto sentire Gianni Alemanno, ministro delle Politiche Agricole, lo stratega di Fini sulla riscossa della destra, anche a rischio di apparire un po' anti-berlusconiani: «Non è pensabile - dice il leader della Destra sociale - che non sia ancora stato messo in pratica quello che abbiamo scritto nel documento della verifica». Alemanno ce l'ha in particolare con un punto: la collegialità. «Il presidente del Consiglio ha tutto il diritto di procedere alla realizzazione di un grande piano per l'economia, ma almeno prima dovrebbe avvisare gli alleati». Quella che si profila è una campagna elettorale di An tutta a caccia dei voti di Forza Italia, anche se Alemanno puntualizza: «Dipende dal premier. È vero che ancora non c'è il decreto che dà la guida del Cipe a Fini, ma almeno è stato avviato il consiglio di gabinetto nel quale discutere delle decisioni da prendere...». Gongola l'altro leader di Destra sociale, il presidente della Regione Lazio Francesco Storace: «Bravo Fini. È una maggiore tutela dei salari più bassi quello di cui l'Italia ha più bisogno e spero davvero che il governo metta in campo manovre economiche che tutelino quanti hanno meno opportunità, a cominciare dai pensionati». Già, Fini non ha digerito proprio che la collegialità, è stata praticamente già accantonata. Nel clima acceso di ieri, sono finiti anche collaboratori di Berlusconi e Fini. I due portavoce, Paolo Bonaiuti e Salvo Sottile, discutevano animatamente ieri di primo mattino per strada nei pressi di Palazzo Grazioli, residenza del premier. E il ministro delle Comunicazioni, Maurizio Gasparri, preferisce evitare commenti sulla situazione politica ma se la prende con il capo ufficio stampa del suo partito: «Hanno litigato i due portavoce? Non ne sono nulla, ma ha senz'altro ragione Bonaiuti». D'altro canto Destra protagonista, la componente di maggioranza (forse in crescita, potrebbe aderire anche Domenico Nania, in rotta con Nuova Alleanza), non vuole lo scontro con Forza Italia. Riprova ne è il fatto che il coordinatore del partito, Ignazio La Russa, proprio leader con Gasparri di Destra protagonista, non ha detto una sola parola sulla questione.

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