La Lega senza Bossi difende le posizioni
Alla Assemblea federale a Bergamo, prevista dal leader subito dopo il voto del Senato sulle riforme istituzionali per decidere il da farsi, ieri tutti ribadiscono che le riforme vanno fatte e che alle amministrative il Carroccio andrà da solo. Maroni conclude così il suo discorso: «A Berlusconi chiediamo risposte. Le chiediamo sul decreto salva-calcio, sul pacchetto Tremonti, sui rifiuti che da Napoli non devono venire al Nord e sulla Bossi-Fini che deve essere applicata». L'assemblea formalmente rimane aperta «per vigilare»: si è deciso che potrà essere chiusa solo da Bossi, al quale tributa una ovazione di dieci minuti, mentre continua a essere curato nell'ospedale di Varese dove è in neurorianimazione dall'11 marzo. Ma in mancanza della possibilità di prendere decisioni strategiche, e in attesa che il leader possa tornare in attività, la Lega in sostanza si difende e cerca di non indietreggiare, segue i ragionamenti già avviati e si diffonde sui particolari. «Presidente Berlusconi - dice Maroni rivolgendosi durante il suo intervento al premier sul decreto salva-calcio -, non si può chiedere al ministro del Welfare di dire sì a un provvedimento ingiusto, iniquo e inutile. Il nostro no è fermo e non cambieremo opinione. Su questo il Governo se insiste rischia di farsi male davvero». Poi, altolà sulle misure per l'economia, annunciate sia da Tremonti che da Berlusconi. «Sento dire che verrà presentato un nuovo pacchetto strutturale di provvedimenti economici. Se si discute di questo - dice Maroni - allora anche le pensioni devono essere inserite in questa discussione. Non va bene che magari si chiede alla Lega di portare avanti da sola la riforma delle pensioni mentre si fanno sgravi e altri provvedimenti. Dico solo che "qui nessuno è fesso"». Un intervento generale è quello del vicepresidente del Senato Roberto Calderoli. Insiste sulla necessità di «proseguire sulla strada delle riforme perché questo è anche l'unico modo per poter rivincere le future elezioni politiche», e ribadisce l'avvertimento di fondo: «O le riforme vengono approvate entro la legislatura oppure non saranno approvate. Per questo la questione del calendario è fondamentale. Noi vigileremo in tutti i modi, magari anche con il ricatto, sui tempi dell'approvazione. I ministri leghisti lasceranno l'esecutivo se non saranno rispettati i tempi». Sulle misure economiche annunciate, è preciso il segretario della Lega lombarda e presidente della commissione Bilancio della Camera, Giancarlo Giorgetti: «Non prendiamo ordini da nessuno. Ci devono consultare, sia chiaro che non accettiamo niente a scatola chiusa. No a pacchetti a sorpresa». «La strada da seguire noi l'abbiamo chiara, ce l'ha indicata Umberto Bossi: riforme e presentazione da soli alle amministrative. Noi abbiamo il compito in questa supplenza temporanea di tenere la schiena dritta e la testa alta in attesa che ritorni. Noi sappiamo cosa fare, sento che ci danno tanti suggerimenti - conclude - ma in politica economica le cose sono chiare. Dobbiamo introdurre le gabbie salariali, far finire l'assistenzialismo e far finire le false pensioni di anzianità. Questo è il pacchetto economico di cui abbiamo bisogno». Il ministro della Giustizia Roberto Castelli, ricordate le vittorie sulle riforme, sulla Bossi-Fini, sul 41-bis, sulle opere pubbliche al Nord, aggiunge che però «il cammino è lungo e non dobbiamo abbassare la guardia». «Ci attaccano sui giornali e dappertutto - dice Castelli - ma non riusciranno ad isolarci in parlamento e neppure a dividerci tra di noi». Quindi, spara ad alzo zero sulla questione dei rifiuti della Campania: «Bassolino - dice Castelli - è un incapace. Se non è capace di togliere neanche i rifiuti dalle strade è meglio che se ne vada. La loro soluzione è di portare rifiuti della Campania a Milano e a Brescia. Una cosa deve essere chiara: i rifiuti non li vogliamo, in Lombardia non arriveranno».