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«Italiani, meno feste e lavorate di più» Berlusconi prepara il rilancio economico: «Serve uno choc, drastica riduzione delle tasse»

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Tra battute e promesse, impegni e annunci di riduzione delle tasse. Tutto per dare fiducia, tutto per «dare una scossa», e annunciare - tra l'altro - che «ci sono molte festività in eccesso, dovremo far lavorare di più gli italiani. Qualche ponte in meno non è un dramma, e qualche giorno di lavoro in più avrà un benefico effetto sul Pil». Con questo spirito Silvio Berlusconi è intervenuto a Cernobbio a chiusura del Forum organizzato dalla Confcommercio sulle sponde del lago. Quello del Cavaliere più che l'annuncio di un pacchetto di misure volte a rilanciare l'economia («le stiamo valutando, spero di presentarle alla maggioranza e al Consiglio dei ministri prima delle elezioni») è stata una elencazione di cose fatte. E una promessa: «Ridurremo le tasse, a cominciare dall'Irpef che sarà portata dal 46% al 33%». «Perché noi - ha spiegato - siamo economisti liberali e andiamo avanti a fare quel che s'ha da fare, oltre a quel che si può fare». Conviene morire in Italia. Il suo intervento è stato un lungo, ottimista, a tratti scoppiettante discorso davanti a una platea che vedeva, tra gli altri, il commissario europeo Mario Monti e il ministro delle Finanze israeliano Benjamin Nethanyahu. Una cartella rossa che elenca le cose fatte, ed ecco detti ai commercianti i provvedimenti varati dal governo: abolizione della tassa di successione (corredata dalla battuta «è conveniente oggi venire a morire in Italia»); Tremonti bis; concordato, condono e scudo fiscale; detassazione per ricerca e sviluppo; agevolazioni fiscali per fiere all'estero, tirocinii dei neodiplomati e neolaureati; altro ancora. Nessuno ha fatto tanto. «Nessun governo ha mai fatto nemmeno un quinto di quello fatto da noi in tre anni». Non solo, ha continuato il presidente del Consiglio, le grandi opere si faranno («e il ponte sullo stretto serve eccome, chiedetelo ai siciliani»); le tre «i» della scuola (inglese, informatica, internet) sono state varate; saranno portate a compimento riforme importanti come quella dell'ordinamento giudiziario («la separazione delle funzioni ci sarà»), della previdenza («l'approveremo prima delle Europee, scatterà dal 2008»), del mercato del lavoro («già creati un milione 338 mila nuovi posti»); legge Bossi-Fini («700 mila regolarizzazioni») . Giù le tasse. Tagliare e abbassare l'Irpef dal 46 al 33 per cento. Per dare maggiore potere di acquisto alle famiglie. Questo il cardine dei provvedimenti allo studio del governo per rilanciare la stagnante economia del Paese, come spiega Silvio Berlusconi che tiene a precisare che è possibile che un porvvedimento arrivi prima di giugno Bisogna dare una scossa all'economia. Se è vero che l'economia è in panne, avverte Berlusconi, è chiaro che «c'è bisogno di tutti per dare questa salutare scossa». Se anche si rischia di sfondare il tetto del deficit imposto dal patto di stabilità, per il premier non è poi un gran male. In fondo, sottolinea, «Francia e Germania hanno già annunciato che quest'anno non rispetteranno il limite del 3% nel rapporto deficit/pil». A dimostrazione che sfondare quella barriera, se altri lo hanno fatto, «non è un reato capitale». Esempio Regan. In fondo, sottolinea Berlusconi, è lo stesso sistema usato dall'ex presidente Usa Ronald Reagan e che viene portato ad esempio nelle fasi di difficoltà economica «da tutti gli economisti liberali». Funziona così, spiega: si tagliano le imposte, questo comporta una perdita del gettito che viene compensata per un 50/60% dalla maggiore disponibilità a pagare tasse da parte di chi evade - e qui avverte la platea - e il restante 40% viene coperto da tagli agli sprechi. Tagli che il ministero dell'Economia sta già studiando, con l'attenzione puntata in particolare sull'eliminazione, appunto, degli sprechi «e a quei sussidi che sono solo privilegi». Promette: «Consulteremo tutti presto, poi porteremo tutto in consiglio dei ministri». Da soli non possiamo. Tuttavia, attenzione, avverte, l'Italia da sola «non può fare molto» ed è in gen

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