ITALIA sulla scia della Francia.
Qualche giorno di lavoro in più, è la convinzione del presidente del Consiglio, consentirà infatti di dare un impulso all'economia. Immediata, e ironica, la risposta dei sindacati: «non so se sorridere o arrabbiarmi», è il commento a caldo del segretario generale della Cisl, Savino Pezzotta, che manda dire al premier che «il vero problema è creare posti di lavoro, non contare i giorni di festa». La soluzione avanzata dal premier a Cernobbio riprende peraltro una proposta lanciata proprio pochi giorni fa dall'economista ed ex presidente dell'Isae, Fiorella Kostoris Padoa-Schioppa, ma sembra allontanarsi dalla posizione del ministro del Welfare, Roberto Maroni, il quale invece, giusto qualche mese fa aveva lanciato l'idea di introdurre un giorno di festa in più, quello dedicato alla famiglia. E si discosta anche dal decreto varato lo scorso anno che recepisce le norme Ue sull'orario di lavoro. «Ci sono molte festività in eccesso, dovremo far lavorare di più gli italiani. Ci sono ponti festivi in eccesso, qualche giorno di lavoro in più produrrà un benefico effetto sul pil»», ha detto. In Francia, con la nuova legge che elimina un giorno di festa nel corso dell'anno per i lavoratori (sia statali sia privati), e che entrerà in vigore in luglio, il governo Raffarin punta a recuperare più di 9 miliardi di euro nei prossimi quattro anni per effetto dei prelievi effettuati sul giorno lavorativo. «Finalmente abbiamo scoperto che la mancanza di crescita del Pil è colpa dei lavoratori, che anziché lavorare si godono festività e ferie» è l'ironica risposta del segretario confederale della Uil, Paolo Pirani secondo il quale «la verità è che da parte del governo si continua a taroccare i dati dell'economia e a non fare i conti con una realtà che richiederebbe ben altre assunzioni di responsabilità». Tono analogo quello della segretaria confederale della Cgil Morena Piccinini che si chiede: «Cosa ci vuole togliere, il 25 aprile e il primo maggio?». «La verità - afferma la sindacalista - è che se dopo tutti i problemi che abbiamo posto la soluzione è quella di lavorare di più vuol dire che non solo Berlusconi non ha capito nulla delle nostre proposte e preoccupazioni ma nemmeno vuole affrontare i problemi veri del Paese». Effetti decisamente più visibili avrebbe comunque la soluzione ipotizzata da Kostoris. Vista la continua debolezza della congiuntura, l'economista propone infatti di rinunciare a un'intera settimana sul monte ferie annuale complessivo. E se i lavoratori italiani accettassero la sfida si potrebbe, secondo l'economista, creare un valore aggiunto, un reddito e una spesa addizionali di circa 3-4 decimi di punto, a loro volta pari alla crescita media del Pil italiano nel biennio 2002-2003.