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Follini, per la giustizia riforma condivisa

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Ma per essere realizzata «ha bisogno di consenso». Il leader dell'Udc Marco Follini si rivolge così alla platea dei magistrati riuniti al congresso di Unicost per la tavola rotonda finale che ieri conclude la tre giorni a Francavilla a Mare in Abruzzo. Alle toghe Follini assicura che il dialogo con l'Anm sul progetto di riforma non si interrompe: un dialogo «non per lasciare le cose come stanno ma per cambiarle, senza strappi e senza forzature». Alla magistratura il leader dell'Udc chiede infatti «una mano a cambiare» perché «non possiamo gestire l'immobilismo». «Quello che possiamo proporvi - aggiunge - è un cammino che conduca verso un cambiamento condiviso, mettendo le riforme su un binario di consenso». Il leader dell'Udc ripete che «alcune riforme ci vogliono»: dall'introduzione di un nuovo meccanismo per la carriera dei magistrati alla verifica della loro professionalità («ognuno - dice - va incontro a verifiche sempre più incalzanti, è difficile immaginare che la magistratura si sottragga»), così come «un altro problema da affrontare» è quello che riguarda il rientro in magistratura per le toghe che abbiano deciso di fare politica. Inoltre, «un confine ci deve essere» tra i pm e i giudici: «c'è bisogno di una linea di confine tra il magistrato che inquisisce e il magistrato che giudica, non ci si deve stupire. La soluzione non è però il doppio concorso, da cui ci stiamo allontanando». Follini assicura che l'Udc farà di tutto per «evitare che alla riforma vengano sovrapposti eccessi». orme di consenso - ripete il segretario dell'Udc - non significano riforme corporative. Le riforme le fa la politica, se ne assume la responsabilità. È sbagliata l'idea che si possa fermare il motore, portare fino in fondo la riforma fa parte di un rapporto virtuoso tra la politica e la magistratura». L'Udc, assicura ancora Follini alla platea dei magistrati riuniti al congresso di Unicost, lavorerà «per migliorare la riforma». «Ci batteremo fino in fondo con determinazione politica sui nostri emendamenti. Cercheremo tutti insieme di non essere remissivi».

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