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Le minusvalenze dovute al cambio non corrispondono a perdite reali

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Il premier Silvio Berlusconi lo ha detto chiaro e tondo chiudendo la manifestazione organizzata a Palermo da Forza Italia e il governatore Antonio Fazio lo ripete in serata in una nota ufficiale ricordando che un'ipotesi del genere «confliggerebbe con il Trattato Ue», smentendo così «ipotesi di lavoro» che erano cominciate a circolare nel pomeriggio sull'onda di alcune battute del ministro Tremonti. In particolare il ministro aveva detto: «Non capisco perchè la Bce, che ha naturalmente molte più riserve della Banca d'Italia, ha perso sui cambi 477 milioni di euro, mentre la Banca d'Italia che ha molto meno riserve della Bce ha perso 4,6 miliardi di euro. Mi pare proprio che c'è qualcosa che non gira». E puntuale è arrivata in serata la replica di Fazio: «Le minusvalenze sulle riserve valutarie, dell'ordine di 4,6 mld di euro, sono dovute alle oscillazioni del cambio; non configurano perdite realizzate. L'apprezzamento dell'euro nel corso del 2003 ricorda la Banca centrale - ha comportato minusvalenze per le banche centrali del Sistema europeo delle banche centrali. La banca centrale europea ha chiuso il 2003 con minusvalenze sulle riserve valutarie di 3,97 miliardi di euro e con una perdita complessiva di 477 milioni. Il bilancio della Banca d'Italia ha sostenuto perdite per circa 22 miliardi di euro a seguito dell' operazione di concambio che a fine 2002 ha permesso di ridurre di altrettanto il debito del Tesoro italiano». In conclusione, il bilancio 2003 della Banca d'Italia «registrerà un utile nell'ordine di 50 milioni di euro». Immediata, anche in questo caso, la controreplica del Tesoro, secondo cui «la Banca d'Italia conferma i dati di bilancio che segnalano una perdita di 4,6 mld di euro, la cui copertura ha esaurito il fondo rischio-cambi e buona parte del fondo generale». A prendere le difese del governatore, la cronaca della giornata annovera i senatori Ivano Tarolli (Udc) e Luigi Grillo (Fi). «Il metodo dell'aggressione istituzionale - ha spiegato il primo - ha dimostrato che non giova a nessuno e soprattutto non paga. Al rallentamento dell'economia, alla bassa crescita, all'aumento delle spese non si risponde scaricando addebiti su altre istituzioni ma al contrario raccogliendo tutte le istituzioni: sindacali, economiche, bancarie, attorno a un progetto ambizioso e praticabile».

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