«Io l'ho sempre detto: attenzione, il federalismo partirà, quando ci sarà il federalismo fiscale».

«Il federalismo fiscale - spiega Formigoni - è l'ultimo passo. Prima bisogna stabilire quali sono i poteri decentrati, quali le funzioni ai vari livelli di governo, poi la distribuzione delle risorse». «Devono intanto essere approvati -aggiunge- gli altri tre passaggi parlamentari. Nel frattempo, le Regioni sollecitano l'avvio di un confronto col governo sul tema del federalismo fiscale». «Il federalismo - continua Formigoni - è proprio la realizzazione di due velocità diverse. Nel senso che ogni Regione deve poter accentuare i propri aspetti più caratteristici». «Ma certo - conclude - non ci saranno cittadini di serie A e quelli di serie B. Perché la Costituzione è unica, l'interesse nazionale e la Camera politica garantiscono l'unità del Paese». Proprio su questo argomento ieri è scoppiata di nuovo la polemica. Secondo una ricerca dell'Eurispes, saranno i cittadini meridionali, e in particolare i calabresi, i più tartassati dal fisco locale come effetto del federalismo fiscale. E questo perché gli enti locali del sud, che tradizionalmente godono di una minore autonomia finanziaria e impositiva, saranno costrette a rispondere alla riduzione dei trasferimenti finanziari centrali alle regioni e alle amministrazioni comunali controbilanciandola con un più consistente aumento del gettito di tributi propri. Secondo lo studio nel triennio 2001-2004 i tagli dei trasferimenti correnti fino al 3% costringono le Amministrazioni comunali ad aumentare il proprio livello di pressione fiscale. In primis, questi i risultati della ricerca, sono le amministrazioni comunali calabresi a ritrovarsi in questa situazione considerato il fatto che possiedono il più alto grado di dipendenza erariale (il 51,8%) ed un basso grado di autonomia impositiva (25,7%). Necessiterebbero così del più elevato incremento percentuale del gettito di tributi propri (9%) per bilanciare la riduzione dei trasferimenti del governo centrale, alla Regione stessa, quantificabile in oltre 31 milioni di euro. «L'Eurispes ha tirato fuori dai cassetti uno studio vecchio di due mesi e, inoltre, come fa a dire che il federalismo fiscale penalizzerà il Sud quando la materia fiscale non è ancora stata affrontata in sede legislativa» replica Osvaldo Napoli, deputato e vice responsabile di Forza Italia per gli Enti Locali. «Istituti come Eurispes - dichiara il deputato azzurro - non aiutano a far crescere la fiducia degli italiani nell'informazione e minaccia la credibilità di istituti altrimenti seri e attendibili. Viene, infatti, da chiedersi - aggiunge Napoli - per quale misteriosa ragione Eurispes abbia deciso di estrapolare il capitolo sul rapporto sull'Italia federale uscito a fine gennaio e riproporlo pari pari come se si trattasse di uno studio condotto sul campo e sulle cifre più recenti della politica economica del Governo». Il parlamentare si domanda «come fa l'Eurispes a ritenere che il federalismo fiscale sarà sicuramente penalizzante per il Mezzogiorno quando non è stata ancora predisposta una legislazione ad hoc?» .