FRANCAVILLA A MARE (Chieti) — Tutti d'accordo a non avere fretta.
Infatti, la riforma dell'ordinamento giudiziario contiene norme che «riguardano tutti e che perciò esigono la più ampia condivisione». Rassicura i magistrati il sottosegretario alla Giustizia, Michele Vietti, ieri ospite del congresso di Unità per la Costituzione; difende la maggioranza dalla critica di non avere una linea politica chiara e assicura che molti degli emendamenti presentati dalla Cdl si avvicinano alle proposte della Anm: «La maggioranza ha dimostrato che le aperture sono nei fatti». «Non è assolutamente scandaloso - esordisce Vietti - aver presentato una pluralità di emendamenti da parte di ciascun gruppo. Nella discussione in Commissione è fisiologico che ciascuno si attesti sulle proprie posizioni di partenza. Le convergenze si verificheranno strada facendo, senza percorsi frettolosi». Il sottosegretario fa notare che gli emendamenti presentati dall'Udc «spostano la scelta definitiva tra le funzioni di giudici e pm dopo otto anni, consentendo la globalità delle esperienze e la verifica di una reale vocazione a svolgere l'una o l'altra funzione». Per Virginio Rognoni, vicepresidente del Csm, l'ordinamento giudiziario «non è una legge qualsiasi», è «una legge istituzionale», che ha ricadute anche sul piano processuale. È necessario quindi che «chi ha il pallone e deve giocarlo», cioè il Parlamento, «rifletta bene e in modo approfondito su ogni norma» per arrivare ad «una legge appropriata». Questa è la «sollecitazione» che Rognoni rivolge dal congresso di Unicost, la corrente di maggioranza della magistratura riunita in Abruzzo. Fermo restando il «primato» del Parlamento nella scelta degli «interessi» da privilegiare e difendere, dice Rognoni, è «estremamente importante l'esperienza che si acquisisce in corso d'opera da parte della magistratura». Per questo, rivendica il "numero due" dell'organo di autogoverno della magistratura, è «ancora molto valido» il parere che sul progetto di riforma ha dato il Csm, il ministro della Giustizia «ne tenga conto nell'interlocuzione con il Parlamento». Secondo il presidente uscente dell'Anm Edmondo Bruti Liberati (di Magistratura Democratica) sulla riforma manca una proposta organica. «Le aperture sulla riforma dell'ordinamento giudiziario che c'erano state da parte del presidente della Commissione Giustizia, Gaetano Pecorella, del relatore Francesco Nitto Palma e del capogruppo di Forza Italia in Commissione Luigi Vitali non si sono tradotte in una proposta organica - ammette deluso - Ne prendiamo atto con rammarico». «Ci sono molti emendamenti di segno diverso da parte della maggioranza - rileva poi Bruti - una situazione che richiede un adeguato tempo di trattazione in Commissione. Per questo la prospettiva della discussione in aula il 6 aprile prossimo non sarebbe comprensibile». Il leader dell' Anm fa quindi notare la distanza tra le modifiche proposte da Palma e quelle presentate, invece, dal capogruppo dei deputati di An Gianfranco Anedda e dal sottosegretario alla Giustizia Michele Vietti, cui attribuisce il merito di aver disegnato un «sistema più razionale» rispetto al progetto originario della riforma, pur giudicando «priva di ragionevolezza» l'idea di imporre ai magistrati una scelta definitiva tra le funzioni di giudice e quelle di pm.