Lo sciopero non cambia la rotta del Governo
Maroni: l'Italia non si è fermata. Berlusconi: approveremo al più presto la riforma della previdenza
A metà pomeriggio di ieri, acquisiti i dati sullo sciopero generale, terminate le manifestazioni e i comizi organizzati nelle città, il ministro del lavoro Maroni dà la notizia che la protesta di Cgil, Cisl e Uil è stata meno consistente di quanto era previsto, e che il governo comunque nei prossimi giorni convocherà i sindacati per discutere delle loro richieste. Quanto alla riforma delle pensioni, osserva sempre il ministro, era solo il penultimo dei 16 punti sui quali è stato indetto lo sciopero. E, da Bruxelles, Berlusconi ribadisce: «La riforma delle pensioni è già stata disegnata ed è all'attenzione del Parlamento. Contiamo di approvarla al più presto». Quindi conferma: «Il ministro Maroni convocherà i sindacati nei prossimi giorni». Opposta la valutazione dei sindacati. In un comunicato unitario diffuso a mattinata inoltrata, affermano che «ancora una volta il Paese si è fermato» e che al gruppo di lavoro incaricato di seguire l'andamento della protesta arrivano «notizie più che positive con percentuali superiori alle aspettative e in molti casi del 100%». Inoltre, Cgil, Cisl e Uil valutano rispettivamente in 80 mila, 200 mila e oltre 100 mila i partecipanti alle manifestazioni e ai comizi finali tenuti a Roma da Angeletti della Uil, a Milano da Pezzotta della Cisl e a Palermo da Epifani della Cgil. I dati provvisori forniti da Cgil, Cisl e Uil durante la giornata di ieri riguardano alcuni settori importanti: adesione stata, dell'80% negli uffici pubblici, dell'80% con punte del 100% nei trasporti, del 70% nelle banche, del 57-80 per cento tra i metalmeccanici. Dato quest'ultimo parzialmente contestato dalla Confindustria, secondo la quale la partecipazione media dei lavoratori allo sciopero sarebbe stata del 30%. Gli industriali sottolineano anche che Milano, che nel corso dell'ultimo sciopero generale del 24 ottobre scorso aveva registrato il 31% di astensione, non avrebbe superato il 25%. Così anche Torino che contro il 23% dello scorso sciopero registrerebbe il 20%. Percentuali basse Confindustria anche a Catanzaro, 30%; Bari, 30%; Lecco, 29%; Ferrara, 39%; Piacenza 32%. Nel prosieguo della giornata, i dati forniti dal sindacato hanno riguardato quasi esclusivamente le valutazioni sulla partecipazione a cortei e comizi nelle diverse città, o regioni. La valutazione generale data da Cgil, Cisl e Uil è che ieri complessivamente abbiano partecipato alle manifestazioni nelle piazze oltre un milione di persone. Fra le cifre fatte, Napoli (dove ci sono stati tafferugli) 20 mila, Genova 50 mila, Torino 40 mila; e poi tutto il Piemonte 60 mila, l'Emilia Romagna 130 mila, la Toscana 150 mila, il Veneto 80 mila. L'impressione è che, se c'è stato uno sciopero certamente forte, tuttavia non è stato plebiscitario, e comunque non di dimensioni tali da costituire una «spallata» capace di determinare un mutamento sostanziale della politica economica del governo. Così Maroni ha dichiarato: «Lo sciopero di oggi si è svolto in maniera regolare ma con una partecipazione inferiore rispetto alle previsioni». Questo, secondo il ministro, «anche per merito dell'accoglimento da parte del governo di quasi tutte le richieste del sindacato in materia di riforma pensionistica. Nei prossimi incontreremo i sindacati per discutere della piattaforma da loro avanzata, che contiene proposte interessanti, che tuttavia aumentano notevolmente la spesa pubblica».