Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Le opposizioni gridano al «ricatto leghista» e invocano il referendum

default_image

  • a
  • a
  • a

Tre gli argomenti principali: le modifiche alla Costituzione sarebbero rovinose, la maggioranza ha ceduto al ricatto della Lega, fare il referendum per bocciare la decisione presa. Agazio Loiero, vice capogruppo della Margherita alla Camera dichiara: il «centrodestra allo sbando non è riuscito ad opporsi al ricatto della Lega», è «del tutto inutile immaginare di impelagarsi in un braccio di ferro con la maggioranza nella vaga speranza di migliorare una legge che la Lega ha voluto solo per dividere il Nord dal Sud», e «a questo punto va troncata ogni eventuale offerta di dialogo e puntare tutto sul referendum». I senatori del Correntone DS Cesare Salvi e Massimo Villone dicono che è stato compiuto «un colpo di Stato legale», che si è al «il sovvertimento delle architetture fondamentali della Repubblica» e che «Il padre di questa nuova Costituzione è anzitutto il ricatto leghista». Stefano Boco, capogruppo al Senato dei verdi, coordinatore tecnico della fase di opposizione finale, afferma: «Non è mai successo che si sia riformata una Costituzione senza far parlare l'opposizione. È una pura follia e spero che qualcuno arresti questa folle corsa. Il referendum sarà l'ultimo atto ma speriamo di non arrivarci». Per Ida Dentamaro, senatrice dell'Ap-Udeur «il presidente del Consiglio diventa un monarca con poteri di vita o di morte sulla Camera, che è ridotta ad un esercito di soldatini. Il Senato diventa invece un ibrido che finirà per intralciare il processo di formazione delle leggi». Di «deriva autoritaria, plebiscitaria, che umilia il Parlamento, colpisce il Capo dello Stato e gli Organi di Garanzia Costituzionale» parla Gigi Malabarba, di Rifondazione comunista, che definisce «democrazia autoritaria» il progetto federalista della Cdl. Anche i presidenti delle Regioni amministrate dal centrosinistra hanno preso posizione contro la riforma. «È una giornata nera per le Regioni e per il Paese» ha detto il governatore della Toscana Claudio Martini, ricordando che nelle scorse settimane «la Conferenza delle Regioni aveva approvato all'unanimità un documento con cui venivano proposte e richieste profonde modifiche al progetto di riforma», che sono rimaste inascoltate. Il governatore dell'Emilia Romagna e vicepresidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, parla di «norme confuse e contraddittorie, che rendono permanente il conflitto tra le istituzioni e producono un danno al Paese» e dice che si è «proceduto a strappi, sotto reciproci ricatti, ignorando le osservazioni e le critiche».

Dai blog