«Il sangue correva già prima dell'inizio»
È quanto raccontano due persone che l'altro ieri allo stadio Olimpico sono rimaste ferite, prima ancora della diffusione della notizia della morte di un tifoso e della sospensione della partita. «Sembrava una guerra tra delinquenti: non c'è più la parte giusta e quella sbagliata. Siamo arrivati alla fine del mondo» ricorda Enrico Caccialupi, 31 anni, collaboratore della trasmissione televisiva «Processo del Lunedì» di Biscardì, rimasto ferito all'Olimpico prima che cominciasse la partita. «Se si tratta di una guerra - aggiunge - allora chiudiamo questi stadi. Perché io non c'entravo niente e sono stato letteralmente gonfiato di botte dai poliziotti che inseguivano un gruppo che correva». Caccialupi racconta di aver incontrato in ospedale un ragazzo accoltellato ad una gamba: «Questo giovane aveva parcheggiato l'auto e percorso cento metri con la ragazza in direzione dello stadio, quando gli si è avvicinato uno con un berretto sul volto e gli ha dato una coltellata alla gamba. E semplicemente perché aveva al collo una sciarpa giallorossa. Erano le 19». Anche Emanuel Pizziconi, 18 anni, romanista, carpentiere di giorno e la notte buttafuori in un locale romano, che domenica è stato ferito allo stadio ed ieri si è fatto medicare nell'ospedale San Giacomo, parla di scenari violenti. «C'erano tre celerini - dice - che continuavano a dare calci a un pischello, in quel momento, anche se era laziale, ho pensato solo ad aiutarlo, perché è vero che sono romanista, ma sono soprattutto uno sportivo. Mi sono scaraventato contro i celerini, ho preso sulle spalle il ragazzo e i poliziotti mi hanno tirato anche dei fumogeni contro e alla fine sono stato colpito con una manganellata al collo». Non ha dubbi il diciottenne: è convinto che tutto sia stato preordinato dalle due tifoserie. «Già prima dell'inizio della partita - continua - erano accaduti scontri con i poliziotti. Poi quando sono entrato nello stadio ho notato striscioni con la scritta "Celerini assassini" e, ancora prima che fosse alzata la coreografia, tutti parlottavano. Ero seduto in curva quando ho abbassato la testa per tirare fuori una sigaretta dal pacchetto. In quel lasso di tempo, uno-due secondi, non c'era più la coreografia. È chiaro che questa cosa si sapeva che doveva succedere. Secondo me, tutto è successo per la storia dei debiti e per la vicenda scudetto».