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«Il salva-calcio è un vantaggio per lo Stato» Galliani: solo così l'erario recupererà i soldi e siamo creditori per il contributo dato con i pronostici

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Compatto, deciso, sicuro. Un coro unanime, che si solleva per dare respiro ai bilanci e sanare un pregresso fatto di debiti e scadenze disattese. Il mondo del pallone rivendica un ruolo centrale nell'economia del paese e lancia un monito preciso: il decreto spalma-Irpef è un atto dovuto nei confronti delle società che hanno tenuto in piedi il sistema in passato e che ora chiedono ausilio per rimanere a galla e garantire spettacolo a un paese che di calcio sembra proprio non poterne fare a meno. Il governo, invece, lancia segnali di chiusura e promette battaglia, con Berlusconi uomo degli equilibri, chiamato a raccordare pareri discordanti. Insomma, un rompicapo da vivere con il fiato sospeso. Il presidente della Lega, Adriano Galliani, espone l'assioma-teoria che è un po' la sintesi del calcio-pensiero. «Mi sembra di capire che, se ci sarà il decreto, sarà per tutte le aziende italiane che credo potranno rateizzare i debiti. Il calcio, negli anni, è stato creditore nei confronti dello Stato. Siamo favorevoli a un eventuale intervento dello Stato perché se una società ha dei crediti, è giusto che speri che il debitore continui a lavorare. E il decreto sarebbe quindi vantaggioso per lo Stato che ha due scelte: o far fallire o sperare che il debitore resista e che sia in grado di pagare. Personalmente sono per la seconda soluzione». Lo spettro, come aveva già detto il presidente della Figc Carraro, è dato dal fatto che «attualmente il 60% delle squadre italiane non potrebbero iscriversi al prossimo campionato. Non può esistere una serie A con Milan, Juve e Inter e 17 squadre medio-piccole. Il calcio ha bisogno di due grandi squadre come la Roma e la Lazio, perché l'Olimpico è uno stadio magico e tutte le volte che sono stato a Roma ho visto un pubblico fantastico. Mi sembra incredibile, però, che sia io il difensore delle squadre romane». E poi una precisazione di natura economica, perché «il calcio è creditore e non debitore nei confronti dello Stato visto che gli ha dato decine di miliardi con il concorso pronostici. Lo Stato finanzia il cinema, il teatro e i circhi, ma non ha mai finanziato il calcio, quindi non mi sento quello con il cappello in mano che sta chiedendo i soldi». Sulla sponda opposta c'è il governo. Che s'irrigidisce e rischia la spaccatura. Il ministro del Welfare Maroni, parla di «un regalo alle squadre di calcio che, se arrivasse in consiglio dei ministri, troverà la ferma opposizione la ferma opposizione della Lega Nord». E Vanzo, capogruppo della Lega in commissione Lavoro del Senato, ribadisce: «Stavolta faremo la barriera». Anche Giuseppe Fioroni, la Margherita, affonda i colpi. «È sconcertante che il presidente della Lega Calcio, Galliani, voglia il decreto salva calcio. Negli ultimi sei anni gli stipendi dei calciatori sono aumentati di otto volte, il potere di acquisto delle famiglie è invece diminuito del 30%: con quale coraggio si può chiedere agli italiani di pagare le conseguenze di scelte dissennate operate dal mondo del pallone? Purtroppo la sindrome Berlusconi ha contagiato tutti gli altri club calcistici che oggi piangono miseria per aver voluto vivere al di sopra delle proprie possibilità». Ds allineati: «Galliani è arrogante». La posizione di Berlusconi è invece nota: il presidente del consiglio s'è espresso a favore del provvedimento, «altrimenti scatterebbe una rivoluzione», ha ribadito sabato sera al termine della partita tra Milan e Parma. Il premier sembra pronto a trovare un compromesso: «sì» al decreto ma con penalizzazioni (e interessi da commisurare all'entità della dilazione) da comminare ai club destinati a beneficiarne. Le scadenze intanto incombono: l'Uefa chiede ai club liberatorie e trasparenza sugli stipendi arretrati.

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