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In piazza strizzando l'occhio a Saddam

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Molti hanno osannato alla resistenza irachena. Nel serpentone anche disoccupati, enti locali e cattolici

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Il variopinto corteo pacifista ha invaso la capitale, sconvolgendola come sempre accade in queste occasioni, anche per i tafferugli scoppiati quando un gruppo di Disobbedienti ed esponenti dei centri sociali ha tentato di impedire l'ingresso nel corteo dello spezzone dei Ds, che hanno poi lasciato la manifestazione. La pagina nera della giornata sono stati proprio gli incidenti avvenuti in via Cavour, con un gruppo di Disobbedienti e di esponenti dei movimenti della sinistra antagonista, che ha contestato duramente i Ds. I Disobbedienti hanno prima urlato «fuori Fassino da questo corteo», poi sono venuti a contatto con alcuni diessini, superando il cordone del servizio d'ordine, con almeno una decina di minuti di tensione, tra ripetuti spintoni e qualche schiaffo. Dopo gli incidenti il segretario della Quercia ha lasciato il corteo, seguito dagli altri rappresentanti del partito. I contestatori si sono poi fronteggiati con le forze dell'ordine in tenuta antisommossa. Il sabato della capitale, a un anno dalla guerra in Iraq, aveva preso il via già nelle prime ore della mattina, quando nelle strade del centro è cominciato l'afflusso dei manifestanti, arrivati da tutte le regioni italiane, in piazza della Repubblica e nelle strade circostanti. In poche ore tutto il tragitto del corteo fino al Circo Massimo, passando per via Cavour, via dei Fori Imperiali e piazza Venezia, si è trasformato in un fiume di bandiere, striscioni e palloncini, per dire «no al terrorismo e alla guerra». Fino alla lunga serie di interventi finali, con la manifestazione ancora in corso, dal grande palco allestito con la scritta «fermiamo la guerra» e la riproduzione di «Guernica», la celebre opera di Pablo Picasso sulla guerra civile spagnola. Un movimento variegato, dai cattolici di Pax Christi ai disoccupati napoletani, che ha seguito l'autobus e i tre furgoni tappezzati dai vessilli della pace e il lungo patchwork formato dalle bandiere arcobaleno con le firme di migliaia di cittadini, raccolte negli ultimi giorni dalle carovane della pace in giro per l'Italia. Tra la gente - due milioni di partecipanti secondo gli organizzatori, 250 mila per la Questura di Roma - c'erano anche i gonfaloni degli enti locali che hanno aderito all'iniziativa, dalla Regione Campania al Comune di Torino, dalla Regione Toscana alla Provincia autonoma di Trento. Nel corteo tanti striscioni: c'è chi se è scagliato contro «il poker di B: Bush, Berlusconi, Blair e Bin Laden» e chi ha chiesto di stare tutti «insieme per la pace», accomunando le bandiere di Usa, Israele, Palestina e Iraq. Un uomo, con bandiera con il simbolo dell'anarchia, ha esposto un cartello con la scritta «viva la resistenza irachena». Al Circo Massimo Greenpeace ha rispolverato uno striscione identico a quello appeso un anno fa tra le due bandiere del Vittoriano, con un'immagine del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, con l'elmetto e la scritta «un impegno concreto: guerra». E poi il mappamondo delle bandiere: da Cuba all'Unione europea, dalla Sardegna ai Paesi baschi. Massiccio il servizio di sicurezza. Polizia, carabinieri e guardia di finanza hanno tenuto sotto controllo l'intero percorso della manifestazione, con un elicottero della polizia che ha sorvolato per tutta la durata il corteo. Particolare attenzione è stata riservata a piazza Venezia, dove cordoni di agenti e militari e mezzi blindati delle forze dell'ordine hanno sigillato tutta l'area, soprattutto davanti al Vittoriano e agli accessi per via del Plebiscito e via del Corso.

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