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In Iraq si resta, contro il terrore tutti insieme

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La missione, in accordo con la risoluzione Onu, punta a un governo democratico a Baghdad prima possibile

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Anzi un potrebbe risultare controproducente. Berlusconi, conversando con i giornalisti a margine di una visita in un cantiere dell'Anas ieri a Roma, fa il punto sulla situazione in Iraq e la lotta al terrorismo, chiarendo in primo luogo che l'obiettivo di tutti i Paesi impegnati, compresi gli Stati Uniti, è quello di chiudere nei tempi più stretti la missione a Baghdad. «Nessuno davvero può pensare che facendosi piccoli piccoli e mettendosi in un angolo si possa risolvere il problema. La risposta al terrorismo da parte di tutti i governi europei ed occidentali - spiega il premier - non può che essere univoca e andare avanti fino in fondo nella concordia più assoluta». «Dicemmo che non avremmo partecipato direttamente ad una operazione militare. Quando questa è stata completata - ricorda il premier - abbiamo mantenuto la promessa di favorire la democratizzazione dell'Iraq, anche con la nostra presenza, in accordo con la risoluzione dell'Onu e insieme ad altri paesi. Riteniamo che questo lavoro sia necessario e vada portato a termine nel tempo più stretto possibile. E questa, è una preoccupazione anche degli Stati Uniti. Ad esser concreti - prosegue - essendo un periodo elettorale, è chiaro che anche l'amministrazione Bush non ha interesse che continui lo stillicidio dei caduti. C'è la volontà comune di far sì che la transizione verso un governo democratico dell'Iraq avvenga nel tempo più breve possibile». Riferendosi in particolare agli attentati di Madrid, Berlusconi esprime la necessità che «l'Europa reagisca unita, abbia una risposta comune e di assoluta fermezza contro i terroristi». Secondo il presidente del Consiglio gli attentati nella capitale spagnola rappresentano una operazione «così sofisticata» che non poteva non avere delle «basi nel paese». Sulla base di questa considerazione il premier esprime la speranza che l'Italia sia meno esposta al pericolo di quanto non sia stata esposta la Spagna. Berlusconi ribadisce quindi che la questione sicurezza è al primo posto delle preoccupazioni del governo, che già con la Finanziaria di quest'anno ha stanziato 1.700 miliardi di vecchie lire. «Sarebbe un suicidio risparmiare sulla sicurezza. Nessuna persona di buonsenso può pensare di fare dei tagli di fronte ad un'emergenza di questo tipo». Al riguardo, Berlusconi ricorda i 12 mila uomini di Polizia e Carabinieri che controllano, insieme a 4 mila militari, obiettivi strategici nel nostro Paese. Inoltre sottolinea la massima attenzione dei servizi segreti nella ricerca di tutte le informazioni possibili. Il premier respinge infine le polemiche sui fondi per la sicurezza: a suo avviso queste polemiche «sono fuori luogo. Il ministro Pisanu in Parlamento ha ricordato che gli stanziamenti, già ingenti, sono stati aumentati con la Finanziaria del 2004». Non solo. Berlusconi ha nel «cassetto» un decreto preparato dal ministro dell'Economia «che può essere reso immediatamente operativo e portato in Consiglio dei ministri qualora il responsabile del Viminale ritenesse di dover aggiungere nuovi strumenti all'allerta che è già massima». Intanto, oggi a Bruxelles il ministro dell'Interno Pisanu presenta ai colleghi europei il «pacchetto» italiano di proposte tecniche, normative e politiche per rafforzare la sicurezza in Europa.

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