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Gli attentati estranei all'intervento militare «Siamo impegnati a contrastare il fenomeno e ci aspetteremmo solidarietà»

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La stragrande maggioranza degli iracheni dichiara di stare assai meglio oggi che sotto la dittatura di Saddam. Pertanto, la colpa di questa ondata di terrorismo non è certo dovuta all'intervento in Iraq». Ospite ieri sera a Porta a porta, il ministro degli Esteri Franco Frattini difende la missione militare italiana in Iraq, dando vita ad un botta e risposta con Massimo D'Alema presente in studio. In particolare il responsabile della Farnesina punta il dito «contro il grave atteggiamento tenuto dalla sinistra nelle ultime settimane, che consiste nell'indicare come i responsabili del terrorismo, proprio chi combatte il terrorismo. Purtroppo, l'atteggiamento è di indicare come potenziale responsabile non il terrorismo ma coloro che lo combattono. Noi, che siamo impegnati a combattere questo fenomeno, ci aspetteremmo dalla sinistra non continue accuse all'amministrazione americana, italiana e britannica. Noi preferiremmo avere una solidarietà che non c'è nel fronteggiare senza se e senza ma il terrorismo». Pronta la replica del leader Ds: «Frattini, lei costruisce dei castelli di sabbia e li demolisce da solo. Un governo che ragiona così per noi è un ulteriore motivo di preoccupazione». Ieri la linea linea del governo italiano sulla crisi irachena è stata illustrata sempre da Frattini a Londra dove ha incontrato il suo collega inglese Jack Straw. La presenza militare in Iraq è «ancora necessaria» ma, ha sottolineato il titolare degli Esteri, la Comunità internazionale deve far di tutto per arrivare presto - anche prima del 30 giugno - ad un maggiore coinvolgimento dell'Onu in modo che l'attuale coalizione possa «portare a termine» la missione «nel tempo più stretto possibile». Con una nuova risoluzione rafforzata del Consiglio di Sicurezza Gran Bretagna ed Italia sperano di poter recuperare la Spagna anche se Londra e Roma considerano l'attuale risoluzione, la 1511, come sufficiente «a garantire una copertura» politica alla missione. E la nuova risoluzione, ha confermato ieri Frattini, sembra essere già a buon punto di elaborazione e sarebbe «la benvenuta». A Londra Frattini e Straw hanno parlato sia di Iraq, che di lotta al terrorismo che della nuova crisi in Kosovo. «Stiamo lavorando per un maggior ruolo delle Nazioni Unite in Iraq e lavoriamo affinché l'Onu decida un'assunzione più forte di responsabilità anche prima del 30 giugno», ha detto il ministro italiano dopo l'incontro con Straw. Tutto ciò si basa sulla premessa, per Frattini, che «la cooperazione militare internazionale per l'Iraq sia ancora necessaria» e quindi che l'Italia manterrà i suoi soldati. Oltre al veloce maggior coinvolgimento dell'Onu in Iraq, l'Italia ritiene «indispensabile che ci sia coesione tra tutti i Paesi europei nella lotta al terrorismo». «Questo è ora il primo obiettivo perché i terroristi vogliono la nostra divisione».

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