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«Herald Tribune» difende l'Italia che ha chiesto l'estradizione del terrorista Battisti, sinistra francese sotto accusa A Parigi ci sono omicidi osannati e altri completamente dimenticati

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Mentre i primi sono dimenticati da tutti, per difendere i secondi il fior fiore degli «intellettuali» francesi ha scalato montagne e attraversato oceani. Ma veniamo ai nomi. Nel primo caso si tratta di Georges Cipriani, Nathalie Ménigon, Jean-Marc Rouillan, tre terroristi di Action Directe attivi a fine anni Settanta-inizi anni Ottanta in Francia, tuttora in galera o in ospedali psichiatrici. Nel secondo caso basta un nome: Cesare Battisti, leader del Pac (Proletari armati per il comunismo), che seminò il terrore in Italia a fine anni Settanta. Nonostante sia stato condannato nel nostro Paese a due ergastoli per quattro omicidi, questo 51enne originario di Latina la galera non sa quasi neppure che cosa sia. Dopo essere evaso dal carcere di Frosinone, è fuggito in Messico. Da 14 anni vive beato in Francia e si è riconvertito in scrittore noir. Arrestato a Parigi il 10 febbraio su richiesta del ministero della Giustizia italiana, è adesso in libertà provvisoria. Il 7 aprile in Francia un tribunale esaminerà la richiesta del ministro Castelli. Nel frattempo, è partita un'accesa campagna in sua difesa soprattutto da parte della stampa francese, ma anche altrove. Sul sito di Rekombinant è in corso la raccolta di firme a favore della liberazione di Cesare Battisti, definito «un uomo onesto, arguto, profondo, anticonformista nel rimettere in gioco fino in fondo se stesso e la storia che ha vissuto. In una parola, un intellettuale vero». Quello che va sottolineato è che l'accesa campagna di solidarietà nei suoi confronti, soprattutto da parte dei giornali francesi, tralascia completamente i fatti. I giornali lo difendono e basta. Senza far minimamente cenno ai delitti da lui compiuti e dalle severe condanne che pendono sulla sua testa. Ancora ieri «Le Monde» è tornato alla carica con altri due articoli in difesa del terrorista. In un articolo il romanziere Dan Franck sottolinea che il caso riguarda esclusivamente la Francia, dove nel 1991 la giustizia ha già respinto una prima richiesta italiana di estradizione e dove «tutti i governi di destra come di sinistra» hanno garantito ospitalità ai terroristi italiani che «avessero rotto con la macchina infernale nella quale si erano impegnati». Nell'altro articolo l'ex brigatista rosso Enrico Porsia sostiene che durante gli Anni di Piombo l'Italia ha conosciuto una specie di guerra civile dalla quale l'estrema sinistra è uscita «militarmente e politicamente» sconfitta, mentre lo Stato «ha vinto soltanto militarmente», come dimostrerebbe il fatto che la classe politica vittoriosa contro il terrorismo «è stata qualche anno dopo spazzata via dall'uragano Mani Pulite». Del caso si è interessato ieri anche l'«Herald Tribune», ma in una chiave opposta: nell'articolo del quotidiano angolfono di Parigi la sinistra francese è accusata di «romanticismo distruttivo» per la sua battaglia contro l'estradizione del terrorista in Italia. Il columnist William Pfaff scrive che gli italiani sono «giustamente furiosi» per l'atteggiamento pro-Battisti di una gauche tuttora affascinata da un mito - quello della «violenza rivoluzionaria» - che «sfida la storia del Ventesimo secolo». Il columnist spiega la presa di posizione della sinistra francese e di una parte dell'intellighenzia parigina innanzitutto con un vizio tipico e generale del Paese di Cartesio, dove spesso e volentieri l'ideologia «astratta e artificiale» prevale sull'analisi concreta della realtà. «Parte della sinistra francese - si legge sull'"Herald Tribune" - si ostina ad ignorare la tragedia degli anni Settanta e Ottanta e si rifiuta di riconoscere l'immenso successo della democrazia italiana».

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