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È STATA affossata da un emendamento di An la proposta di legge Boato per il riconoscimento del potere ...

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A vanificare la proposta di legge è stata ieri mattina l'approvazione a sorpresa della modifica al testo Boato presentata dal partito di Fini, attraverso la quale veniva ricondotta al Guardasigilli la concessione della Grazia, attribuendo nuovamente al ministro della Giustizia un ruolo fondamentale. Sempre ieri, al momento di passare all'esame dell'articolo 24 del disegno di legge di riforma costituzionale che riguarda la controfirma degli atti presidenziali, si è acceso il clima nell'aula di Palazzo Madama. Fra queste nuove norme, vi è il superamento della controfirma del Guardasigilli al provvediemtno di grazia del capo dello Stato. Nonostante il putiferio che si è scatenato in Aula dopo il primo voto - con i proponenti la legge che hanno ritirando uno a uno la loro firma dal provvedimento - la proposta di legge Boato ha comunque concluso il suo iter parlamentare. Bocciato, con i voti della sola CdL, l'articolo 1, anche dopo la modifica subita con l'approvazione dell'emendamento. Nonostante fossero assenti per protesta la maggior parte dei deputati di opposizione, il numero legale è stato tuttavia raggiunto per soli quattro voti. «Il Parlamento è sovrano, è l'espressione massima della volontà popolare. Si è espresso e a questo punto speriamo che sia giunta la parola fine» ha commentato il ministro della Giustizia, Roberto Castelli. «È stato sbagliato istillare speranze che poi non si sono concretizzate, nei confronti di chi soffre. Ci vuole rispetto dei detenuti». E il «padre» della proposta, Marco Boato, non ha esitato a definire il voto «la negazione di tutti i valori liberali e dello Stato di diritto» e «un vero e proprio sfregio nei confronti del capo dello Stato». Soddisfatto, invece, il vicepresidente del Consiglio, Gianfranco Fini. «Mi dispiace non essere stato alla Camera - ha affermato il laeder di An -. Avrei votato convintamente come il mio gruppo». La Russa difende l'emendamento presentato definendolo nient'altro che «un servizio alle istituzioni perché elimina la possibilità che il presidente della Repubblica si trovasse con il peso di proporre una grazia e di doverla poi dare». «Quel che voleva l'opposizione - ha aggiunto La Russa - era una cosa inammissibile e la sinistra, ancora una volta, non ha capito quale passo avrebbe dovuto compiere». A ricordare invece che «una democrazia quando è forte deve capire quando è il momento di chiudere una stagione» ci pensa invece il ministro dell'Ambiente, Altero Matteoli. Soddisfatta dell'esito anche la Lega che accoglie con soddisfazione il voto dell'assemblea di Montecitorio. «Fin dall'inizio - ha detto il capogruppo Alessandro Cè - siamo stati convinti che non fosse opportuno modificare lo spirito della Costituzione. Sarebbe stato meglio non iniziare affatto questo percorso legislativo: avremmo fatto risparmiare tempo al Parlamento». Ha chiesto invece pubblicamente scusa il vicepresidente azzurro della Camera, Alfredo Biondi. Nel ricordare la sua lunga «coerenza» a favore della legge come proposta da Boato, Biondi ha sottolineato che il suo voto è stato «un errore meramente tecnico». Fortemente critica invece, tutta l'opposizione. «L'avvenuto è inqualificabile» ha attaccato il capogruppo della Margherita alla Camera, Pierluigi Castagnetti. «Certo, adesso la grazia a Sofri si allontana. Non ci si prende gioco così delle massime cariche istituzionali e del destino delle persone». Dai Ds, dopo l'attacco avvenuto in mattinata dal segretario, Piero Fassino («È prevalso il vero volto della destra: forcaiolo, liberticida e vendicativo»), il capogruppo della Quercia alla Camera, Luciano Violante, ha detto: «Prosegue lo stato confusionale della maggioranza».

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