La crescita arranca, Fazio ferma Tremonti
Bankitalia avverte: c'è stato un crollo del made in Italy, esportazioni passate dal 4,5 al 3%
A parlare di una crescita del prodotto interno lordo «intorno all'1%» è stato il bollettino economico di Bankitalia, che peraltro non ha diffuso le proprie valutazioni, citando invece le stime più recenti fatte da economisti privati, che vengono in ogni caso giudicate «probabili». Una crescita sostanzialmente asfittica, di conseguenza, nettamente al di sotto di quell'1,9% stimato nello scorso mese di settembre dal Governo, ma anche del +1,5% accreditato fino a qualche tempo fa dagli stessi esperti privati. Oltre a questo, il trimestre in corso è destinato - afferma Bankitalia - a confermare il ristagno già delineatosi nel quarto trimestre, in quanto la variazione del pil, sia pure leggermente positiva, dovrebbe essere prossima allo zero. La situazione di difficoltà in cui si trova il sistema economico italiano è stata fotografata da Bankitalia con alcune cifre. Negli ultimi otto anni, dal 1995 ad oggi, la quota di export mondiale appannaggio del Made in Italy è crollata, dal 4,5% al 3,0%. L'andamento della produzione industriale, inoltre, negli ultimi tre anni ha registrato una variazione negativa pari al 3,0% circa, mentre altri Paesi - in particolare Francia e Germania - si sono limitati a registrare un'invarianza di quest'indicatore. Oltre a questo, il costo di lavoro per unità di prodotto nel 2003 ha registrato in Italia un ulteriore incremento, dovuto a sua volta non alla crescita delle retribuzioni, bensì ad un'ulteriore contrazione della produttività. Si tratta a questo punto di una componente strutturale - è stato spiegato nella conferenza stampa di presentazione del bollettino - e va tenuto conto del fatto che proprio il differenziale di Clup rispetto agli altri Paesi, oltre che il divario in termini di tasso d'inflazione, è alla base della perdita di competitività del sistema-Italia, già più volte denunciata dall'istituto negli ultimi tempi. In questo contesto, Bankitalia è tornata a sollecitare l'attuazione di riforme strutturali. Il riferimento in questo caso non riguarda la previdenza, bensì le riforme sui mercati del lavoro e dei prodotti; altrimenti - è stato ricordato - l'Italia rischia di perdere il treno di una possibile ripresa dell'economia complessiva. Nelle pagine conclusive del bollettino, Bankitalia sottolinea fra l'altro che «le imprese italiane nell'attuale contesto di globalizzazione dei mercati e di rapida innovazione tecnologica trovano difficoltà a competere nei mercati internazionali e a espandere la produzione e l'occupazione». In questa situazione, sempre attraverso riforme strutturali dovrebbe essere abbattuto il carico fiscale, contestualmente alla «graduale riduzione del disavanzo pubblico». L'Ulivo attacca: «La Cdl è in crisi». Il governo (con il sottosegretario Vegas) replica: «Non c'è nessun rischio per i conti pubblici».