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Rutelli all'attacco sull'Iraq. Martino: non dire balle

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I leader della Margherita: l'Italia ha dato via libera all'intervento militare che ha fatto aumentare il terrorismo

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Del tutto positiva quella posizione per la sinistra alla quale, dopo le botte da orbi scambiate al proprio interno al momento del voto per finanziare la missione dei soldati italiani, non pare vero di trovare un terreno di concordia, anche se solo sulla dichiarazione di un politico estero. Ma nell'opposizione dopo l'esito delle elezioni spagnole, in vista delle consultazioni di primavera magari si spera anche di creare una sorta di «effetto Madrid» pure sull'orientamento dell'elettorato italiano. Così Rutelli, reduce dal congresso della Margherita dove, dopo che Prodi aveva detto che non si deve rispondere al terrorismo con le armi e che Bush ha sbagliato, aveva a sua volta dichiarato la lotta al terrorismo si fa con la democrazia, ieri dichiara: «Sono sempre stato contrario alla guerra in Iraq: un intervento che rappresenta una deviazione alla lotta al terrorismo e non un modo per farla». «Il nostro Paese - dice Rutelli ieri ospite di Porta a Porta - ha dato il via libera a un intervento militare giustificandolo sulla base della presenza di armi di distruzione di massa e sul presunto legame tra Al Qaeda e Saddam. Due condizioni non vere. Anzi - ha aggiunto Rutelli - prima della guerra in Iraq non c'era Al Qaeda, oggi esistono migliaia di sostenitori». A queste parole replica subito il ministro della Difesa, Antonio Martino: «Perché dici queste balle, il nostro Paese non ha combattuto alcuna guerra, la nostra missione è autorizzata dall'Onu e ciò è riconosciuto da tutti. Dopo il 30 giugno l'autorità provvisoria irachena passerà a un governo di iracheni che dovrà creare le condizioni per una costituzione e libere elezioni. Quanto alla presenza dell'Onu - prosegue Martino - Rutelli non può non sapere che le Nazioni unite sono già presenti in questo processo politico. L'Italia non ha fatto alcuna guerra». Battibecco televisivo che ha riassunto i termini del confronto a distanza sviluppatosi nella giornata di ieri tra Cdl e opposizione. Gustavo Selva (An), presidente della commissione Esteri della Camera, osserva che «nella guerra del terrorismo, Bin Laden segna un altro punto al suo attivo con l'insperata vittoria in Spagna dei socialisti di Zapatero; Aznar è stato il primo europeo ad affiancarsi a Bush e Blair nella guerra in Iraq: Zapatero ha promesso agli spagnoli il ritiro della Spagna dall'Iraq». «Un eventuale ritiro di truppe dall'Iraq, da parte della Spagna, sarebbe un segnale pericolosissimo», dice il vicepresidente dei deputati di Forza Italia, Isabella Bertolini: «Si rischierebbe di avvantaggiare e dare linfa alla strategia criminale dei terroristi, dando una immagine di debolezza». Quanto al ministro degli Esteri Frattini dichiara di ritenere che «L'Italia continuerà, come sta facendo, a lavorare affinchè entro giugno vi sia quel cambiamento da tutti sperato, cioè un legittimo governo iracheno». Intanto la sinistre attaccano. Enrico Boselli (Sdi) ricorda che «abbiamo sostenuto che la Lista Prodi doveva sposare la cosiddetta clausola Zapatero». Per il leader del Prc Bertinotti gli spagnoli hanno dato «una lezione grande a tutta l'Europa». Dal canto suo il portavoce del correntone Ds, Fabio Mussi, scrive a Zapatero che «la speranza si accende in Europa per la vittoria tua e del Psoe». D. T.

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