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La Lega conferma e rilancia la linea del capo

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Il comitato elettorale ha deciso: alle amministrative si corre da soli. Assemblea federale il 28

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«Deve» guardare avanti. E così, sul fronte politico, ieri nella sede di via Bellerio, a Milano, si è svolta una riunione del comitato elettorale del Carroccio. «Stiamo mettendo in pratica - ha poi spiegato Roberto Calderoli, coordinatore delle segreterie leghiste - quello che abbiamo deciso nelle scorse settimane, con Bossi, in consiglio federale. Ciascuno di noi sa cosa fare e come farlo, ci sono tempi precisi». La Lega ha quindi confermato che correrà da sola alle elezioni amministrative e ha ribadito che l'assemblea federale, fissata per il 28 marzo, deciderà la posizione del movimento in relazione al cammino delle riforme, sulla base di quanto emergerà in Aula il 25 marzo. Intanto è stata ancora una giornata di attesa all'ospedale di Varese. Un'altra giornata di voci, tante, che si rincorrono sullo stato di salute di Umberto Bossi, in assenza di bollettini ufficiali dello staff medico. In serata,, il direttore sanitario dell'ospedale di Circolo varesino, Stefano Zenoni, ha ribadito che, su richiesta dalla famiglia del ministro che ha invocato il diritto alla privacy, non verranno emessi comunicati ufficiali. Così è gioco forza far ricorso all'ufficiosità. Fonti ospedaliere fanno sapere che il leader leghista non corre pericolo di vita, che reagisce alle terapie farmacologiche che sono state «rafforzate», nel reparto di neurologia dove è attualmente ricoverato. Anche ieri sono venuti a far visita al loro «capo» alcuni dei dirigenti della Lega che hanno manifestato fiducia sulla ripresa di Bossi. A cominciare da Giancarlo Giorgetti, segretario della Lega Lombarda e presidente della Commissione Bilancio della Camera. «A questo punto - ha detto all'uscita - bisogna solo aspettare, siamo fiduciosi. Umberto è tenuto in coma farmacologico. Dobbiamo avere fiducia dei medici e attendere». E tra le persone che sono venute fin qui è stato notato, sebbene defilato in un angolo del piazzale davanti all'ospedale, il cantautore Sergio Borsato. L'artista, molto amato da Bossi, ha composto canzoni che sono entrate nel cuore dei leghisti, tra le quali "Fuori il tiranno" e "Muscoli e spalle", al cui testo aveva messo mano lo stesso Bossi. Borsato non è entrato nella palazzina, ha chiesto con molta riservatezza come stava il ministro e, dopo una mezz'ora, si è allontanato limitandosi a dire: «È forte, lo aspettiamo presto tra noi». Fra le immancabili polemiche, ieri c'è stata quella dello striscione napoletano contro Bossi. «Lo striscione che la tifoseria napoletana ha esposto ieri era infame e vergognoso», ha commentato Davide Caparini: «Chiediamo al ministro Pisanu immediati provvedimenti».

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