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Stanno insieme solo per costrizione

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I dielle sono la dependance dell'Ulivo, sembrano un vecchio caravan serraglio

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La "Dèpendance" del triciclo, incastrata in una regia da Soviet Supremo, dopo rituale sfilata sul palco verde smeraldo con saliscendi di leader, leaderini, leaderetti; dopo aver consumato notti di trame e veleni di tutti contro tutti, aver sventato il solito tentativo di golpe democristiano, ha impalmato Rutelli. Amen? Parrebbe così, invece l'eco del gazzabuglio e relativo caravan serraglio consumato sotto le fronde dell'Ulivo, è destinato a far ancor parlare i corridoi della peggior politica. Già dal primo giorno la Margherita ha fastidiosamente gracchiato usando cinicamente il lutto spagnolo e, per l'ennesima volta strumentalizzato il ricordo dei nostri carabinieri caduti a Nassyria. Poi Romano Prodi, reduce dalla veglia funebre di Madrid, arrivato sulle note dell'Inno alla Gioia di Beethoven e ripartito sul ritornello della Canzone popolare di Fossati, ha sparato le sue dorotee litanie fatte di richiami ad una unità che non c'è, e a una falsa quanto ridicola reprimenda alle lotte delle supremazie delle casate e delle correnti, piaghe di una aggregazione molto simile alla corte dei miracoli che continua, nonostante tutto, ad autodefinirsi "coalizione ". E intanto Massimo D'Alema, ospite scomodo al congresso, ha spiegato che dopo le elezioni europee non si tratterrà più di ragionare se stare tutti insieme non appassionatamente sotto l'Ulivo, ma la ricetta obbligatoria è quella della "cooperazione rafforzata", ficcati coattamente nell'orizzonte strategico della Lista Prodi. Lista che annovera tra i vari partners, quella Rifondazione Comunista e quei Comunisti Italiani che insieme ai Verdi - alla faccia dell'unità e del buon senso - boicottano sdegnosamente la manifestazione che la maggioranza e una parte della minoranza faranno giovedì per solidarietà con la Spagna e contro il terrorismo. D'altronde, gli stessi signori della sinistra oltranzista, ventre molle dell'Ulivo, rimangono i peggiori fiancheggiatori dei movimenti pacifisti, pseudo movimentisti, pronti a scendere in piazza per difendere strenuamente una terrorista come Silvia Baraldini ed ad avere atteggiamenti omertosi con chi in Francia ospita consapevolmente varie specie di assassini brigatisti. Così le parole di Prodi che ha parlato dell'unità come valore assoluto, suonano ancora di più quasi come una bestemmia: come si può invocare la comunione in una assemblea che ha consumato la trama di delegati - capitanati dal "piccolo Letta" e fermati da Marini - e che voleva silurare con 100 firme il candidato Rutelli? Con quali presupposti e con quale programma comune a questo gruppo, Romano Prodi si candida a garantire agli italiani il consolidamento delle garanzie sociali, della tolleranza, della solidarietà con le fasce più deboli, dello sviluppo economico? Il Generale Prodi, con siffatti compagni di strada, non riuscirà a convincere gli italiani che lottiamo veramente tutti quanti con la stessa onestà, contro il terrorismo nostrano e internazionale che incombe su di noi.

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