La sinistra non riesce a dire no al terrorismo Bertinotti, Occhetto e Rizzo non sfileranno con la Cdl. Epifani e Pecoraro decideranno domani
Meglio non manifestare contro il terrorismo che dover sfilare a braccetto con il Polo. Una spina nel fianco per quei leader dell'opposizione che invece hanno subito accettato. E non conta che l'invito a scendere in piazza il 18 sia arrivato dal sindaco diessino di Firenze Dominici e Fassino, D'Alema e Rutelli abbiano risposto entusiasti, invocando l'unità del centro sinistra almeno in questa occasione. Il partito degli indecisi a tutto invece non riesce proprio a dire «no» al terrorismo e mette in seria difficoltà il fronte più ragionevole dell'opposizione. Contrario alla manifestazione trasversale anti-terrorismo è Fausto Bertinotti che da vero snob, amico dei Disobbedienti di Luca Casarini, risponde così all'appello bipartisan lanciato da Fassino: «Non possiamo». E spiega le sue ragioni: «Siamo dentro una spirale drammatica di guerra e terrorismo, e i due elementi sono inscindibili. Quindi manifestare sì, però contro la guerra che è la guerra dell'amministrazione Bush in Iraq e contro il terrorismo. Ma non si può manifestare insieme a chi la guerra ha sostenuto e sostiene. Andremo solo il 20 in piazza». Dello stesso parere Pietro Folena (Ds), Oliviero Diliberto e Marco Rizzo (del Pdci), il quale si scaglia contro Fassino «che vorrebbe una unità contro natura con Berlusconi nella lotta al terrorismo». Più indeciso il leader della Cgil Guglielmo Epifani che valuterà nei prossimi giorni cosa fare, «quando saranno più definiti i contorni di questa iniziativa - dice - Intanto aderiamo alla manifestazione del 20 marzo». Insomma, meglio dire «ni» che un «no» forte e chiaro. Niente corteo anti-terrorismo anche per il vicepresidente del Senato, il diessino Cesare Salvi che si dissocia dai leader del suo partito ribadendo «che l'aspetto essenziale deve essere rappresentato dalla fine dell'occupazione militare dell'Iraq da parte degli Usa». Parla di pacificazione mondiale senza però prendere posizione sulla marcia del 18 Antonio Di Pietro, mentre il suo alleato Achille Occhetto è più chiaro: «Non parteciperemo a una manifestazione bipartisan, perchè vuole coprire le responsabilità di chi ha voluto una guerra che è una delle cause del rincrudirsi di fatti criminosi che condanniamo apertamente». E dopo la spaccatura generale del centrosinistra, si spaccano anche i verdi. Il presidente Pecoraro Scanio infatti vorrebbe manifestare «contro tutte le bombe senza se e senza ma», ma accusa Berlusconi di «voler stravolgere la manifestazione del 18 solo per meschini calcoli propagandistici». Il leader del Sole che Ride quindi detta le condizioni: «Niente piattaforma contrattata e bipartisan» o non ci sarà. Poi però annuncia la convocazione, domani, di un esecutivo nazionale in cui verrà valutata la piattaforma del 18. Un «no» deciso alla stessa marcia viene invece dal verde Paolo Cento, che preferisce organizzare, sempre domani, un sit-in davanti all'ambasciata spagnola a Roma e propone una commissione parlamentare straordinaria per la lotta al terrorismo.