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Casini tentato dalle Europee

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Il coordinatore della campagna elettorale dell'Udc sollecita il presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini, a «scendere in campo» per le prossime elezioni europee. E spiega: «Apprezzo il suo scrupolo istituzionale, ma non posso non notare come nè Prodi, per un verso, nè Berlusconi dall'altro dimostrino lo stesso scrupolo». Poche parole buttate lì, quasi un fulmine a ciel sereno. C'è invece chi, quelle parole, le aspettava da tempo. Almeno da martedì scorso, quando si è tenuta una riunione del gruppo dell'Udc alla Camera. E, all'improvviso, è giunto il presidente dell'aula di Montecitorio che non partecipoava da tempo immemorabile ad umeeting interno del suo partito. Casini, spiegano fonti a lui vicine, si era recato solo per una visita di cortesia. In realtà, nel corso della riunione, è stato un deputato calabrese, Michele Ranieli, a chiedere esplicitamente a Casini di candidarsi alle prossime Europee. Una risposta che ha riscosso un notevole entusiasmo anche perché, tra le fila dei centristi, c'è una certa preoccupazione. Timori dovuto proprio al fatto che la discesa più o meno in campo dei due big - Berlusconi da un lato e Prodi dall'altro, due leader di centro - possa provocare un effetto schiacciamento per effetto del quale l'Udc non rischia di non trovare spazio. L'analisi che viene fatta negli ambienti dell'Udc è proprio quella che con il passare delle settimane lo scontro tra i capi dei due schieramenti si radicalizzi sempre di più e finisca per porre gli elettori, proprio quelle centristi e indecisi, di fronte a una scelta secca: o di qua o di là, o Forza Italia o la Lista ulivista. A pagare il prezzo più caro saranno certamente An e Udc. Per questo il partito di Follini sta pensando una mossa che possa creare un terzo soggetto nella campagna elettorale e la candidatura di Casini può rompere il dualismo Cavaliere-Professore. Il presidente della Camera non appare troppo convinto, geloso com'è del ruolo super partes faticosamente costruito in questi mesi di guida dell'aula di Montecitorio. E preferisce riflettere. Ma Baccini, evidentemente, non ci sta e lo invoca nell'agone politico. F. D. O.

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