Passi avanti, ma c'è ancora molto da fare
La sparatoria dell'altra notte, a Nassiriya, in cui quattro poliziotti sono stati uccisi ed un carabiniere è rimasto lievemente ferito, è significativa di come le forze locali siano ancora lontane dal garantire la sicurezza. E vale la pena di ricordare che in quello scontro è stato il fulmineo intervento dei militari italiani dell'Arma, a bloccare la sparatoria e a fermarne i protagonisti, senza nessun ulteriore spargimento di sangue. Per il generale Cornacchione, che è giunto a fine mandato e oggi lascerà l'incarico al generale Francesco Paolo Spagnuolo, «quello che è successo è la conferma che la situazione è ancora fluida. Nessuno, del resto, ha mai detto che questa missione è a rischio zero. Bisogna sempre continuare a tenere gli occhi aperti, perché un eventuale calo di attenzione sarebbe il pericolo maggiore. Ma i nostri soldati sono professionisti esperti e queste cose le sanno bene». Secondo molti l'episodio dell'altro ieri è inquietante, perché sarebbe il segnale che un equilibrio si è rotto nel sistema della sicurezza gestita dagli iracheni. Per Cornacchione, però, è solo «un episodio di ordine pubblico, non diretto contro gli italiani o la coalizione. Non dimentichiamo che qui le armi sono ancora molto diffuse e la grande povertà della provincia alimenta tensioni sociali». Sull'attentato di Nassiriya, Cornacchione spiega:. «L'obiettivo di quella strage era di colpire l'Italia e provocare uno sbandamento, ma la reazione compatta e unanime del Paese credo sia servita come deterrente. Onore ai nostri caduti. È stato un evento che ha segnato la mia vita per sempre». Da quel giorno la provincia di Dhi Qar ha vissuto un periodo di relativa stabilità. «Ci sono alcune manifestazioni di malcontento, legate soprattutto alle questioni del lavoro - afferma il generale - ma i nostri comandanti spiegano in giro che esprimere pacificamente il dissenso fa parte della vita democratica di un paese. Noi stiamo insegnando alla polizia che queste manifestazioni, finora represse brutalmente, sono assolutamente legittime finché non diventano violente. E devono essere consentite. Il livello di protesta, comunque, non è cresciuto. Certo dobbiamo essere vigili, perché c'è sempre chi tende a strumentalizzare». Quanto a un bilancio, «quattro mesi sono pochi - dice il generale - per ragionare in termini di risultati. Di sicuro da quando siamo qui ci sono più scuole agibili, ospedali con più attrezzature, fonti di energia più alla portato di tutti, più strade e fognature. Questo non vuol dire aver rifatto il sistema, ma è un passo avanti. C'è sicuramente ancora molto da lavorare».