Oggi i «no» delle Regioni al federalismo

«Vi è una differenza di fondo complessiva, abbiamo due visioni completamente diverse», dice allargando le braccia Francesco D'Onofrio, relatore del provvedimento al Senato, al termine dell'incontro della maggioranza con i governatori venuti a Roma per dire no a un federalismo che non li convince. Ci sono praticamente tutti: Enzo Ghigo, Roberto Formigoni, Francesco Storace, Vasco Errani, Antonio Bassolino, governatori di centrodestra e di centrosinistra uniti nel no alla riforma. Dopo gli incontri con Pera, Casini e con i capigruppo della maggioranza e dell'opposizione, i presidenti delle Regioni annunciano per oggi la presentazione di un loro documento alternativo sugli articoli che meno li convincono. Al Senato non è restato altro da fare che congelare l'approvazione dell'articolo 12 sulle competenze del Senato federale ed andare avanti sui punti meno controversi. Ma tra interruzioni e sospensioni, il dibattito in aula è andato avanti a rilento, e in serata l'assemblea è inciampata nella mancanza del numero legale. Il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni spiega: «Il Senato federale, così come viene previsto dagli articoli votati finora, non rappresenta una soluzione bensì una permanenza del conflitto». I governatori vorrebbero che il Senato federale fosse un luogo di rappresentanza delle regioni, e non un'assemblea per metterle sotto controllo. A quel punto, argomentano, il rischio è che si crei una situazione di conflitto permanente tra Senato federale e regioni. La proposta delle Regioni è che il nuovo Senato federale venga trasformato in un'assemblea dove sia possibile trovare un compromesso tra Regioni e governo nazionale. «Solo così - spiega Formigoni - il Senato federale funzionerà ». Il centrodestra ha fatto buon viso a cattivo gioco, promettendo la massima attenzione per le proposte dei governatori («faremo tesoro dei loro suggerimenti», ha detto il capogruppo di An Domenico Nania). Ma il numero due della Lega Roberto Calderoli accusa i presidenti delle Regioni di aver perso tempo e di aver fatto trapelare «proposte da statuto albertino, che non sarebbero approvate neanche in una monarchia». Immediata la replica del governatore del Lazio Francesco Storace: «Spero che chi esercita un ruolo di decisione nella casa delle libertà metta definitivamente Calderoli e quelli come lui in condizione di non nuocere, perché vanificano ogni spazio di discussione perfino all'interno della coalizione». I governatori, comunque, hanno trovato una sponda nel presidente della Camera Casini che li ha ringraziati per il loro spirito di collaborazione e ha promesso che quando la riforma approderà a Montecitorio, la Camera continuerà il confronto con le Regioni per approfondire «ogni aspetto del complesso disegno di riforma». In aula, nel frattempo, è stato deciso di cambiare il meccanismo di approvazione delle leggi di competenza senatoriale: potranno essere riesaminate dalla Camera se lo chiederanno i due terzi dei deputati.