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L'Ulivo rincara la dose: «Ci fanno tornare agli anni '60»

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Proprio mentre il premier registra la puntata di «Porta a Porta», i leader della Lista Prodi (il diessino Piero Fassino, il margheritino Francesco Rutelli e il socialista Enrico Boselli) si incontrano ad un convegno per contestare nel merito il provvedimento governativo. «La destra - dice Fassino - investe di meno sulle nuove generazioni, sui nostri figli e sul nostro futuro. E un Paese che non investe sui propri figli è destinato a stare in panchina. Noi vorremmo che invece l'Italia giocasse da titolare, non in panchina». Per Fassino le proposte di Moratti «stravolgono la scuola dell'infanzia perché la riducono a funzione di pura custodia dei bambini, riducendone la portata educativa», con la trasformazione del tempo pieno. Inoltre, si riduce l'obbligo scolastico che, dalla riforma targata Berlinguer, torna a 14 anni. Altro punto critico è la «scissione della proposta formativa in scuola e attività di formazione che riporta a 40 anni fa, prima della riforma che introduceva la scuola dell'obbligo e non dà concreta possibilità di scelta a ragazzini di 12-13 anni». «Avremmo voluto dire perché le proposte di riforma Moratti per la scuola e l'università non vanno bene - conclude il leader della Quercia - in un confronto sereno e leale con il ministro e il presidente del Consiglio per controbattere i loro argomenti. Per Rutelli la riforma del ministro Moratti «colpisce il futuro, perché la scuola è il futuro di noi tutti» e questo spiega perché «famiglie, insegnanti, studenti, tutti sono contro il Governo». La riforma poi «cancella il modello tempo pieno e prolungato; con la figura del tutor, si scassa l'esperienza di squadra che responsabilizzava tutti i docenti, non c'è autonomia scolastica perché mi chiedo come si possa promuovere l'autonomia se non ci sono mezzi e risorse umane». Altra questione che si sovrappone alle altre è che «la riforma Bossi sul federalismo, che non dialoga minimamente con la riforma Moratti, è una prova clamorosa della falsità di questo governo», sottolinea ancora il leader dei centristi dell'Ulivo. Boselli punta invece l'accento sull'attacco alla scuola pubblica. «Questo è l'aspetto particolarmente grave perché sferra un colpo al vero ruolo della scuola pubblica, che è quello dell'integrazione e delle pari opportunità che solo la scuola pubblica può dare». Boselli ha sottolineato «la gravità di una riforma che riporta pericolosamente vicini agli anni '60, con percorsi formativi distinti per figli di famiglie benestanti e ragazzi destinati alla formazione professionale». Un colpo, dunque, «alla scuola nella sua garanzia di vera integrazione», fra ragazzi di ceti sociali e che può avvenire solo nella scuola pubblica.

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