WALL STREET JOURNAL
Questo il titolo di un articolo pubblicato ieri in prima pagina dal «Wall Street Journal»: un lungo servizio che continua all'interno del quotidiano e ricostruisce cronologicamente le tappe della scalata e del tracollo di Parmalat, i legami politici strategici stretti negli anni da Calisto Tanzi, così come le avventure aziendali-finanziarie in cui il patron del gruppo alimentare si è lanciato nel corso della sua ascesa. Calisto Tanzi, scrive il giornale, «ha speso la sua vita a costruire due imperi gemelli: uno per vendere il latte e un altro per gestire il potere». Il fondatore di Parmalat, continua il quotidiano, «ha finanziato politici, tirato fuori dai pasticci amici industriali e rinnovato cattedrali». Tanzi, afferma il «Wall Street Journal», «ha pagato caro il suo potere: Parmalat, ha riferito un ex dirigente agli investigatori, ha dispensato l'equivalente di 2,4 milioni, o circa 1,9 milioni di euro all'anno, in donazioni politiche». Tanzi, «come ha affermato il suo avvocato, nel corso degli anni ha speso almeno 120 milioni di dollari in contribuzioni e attività politiche correlate». Adesso, continua il quotidiano, «il mogul del latte siede in prigione e i suoi due imperi sono crollati». La gran parte delle risposte sulla fitta ragnatela che ha portato all'enorme frode Parmalat, secondo il «Wall Street Journal», risiede «nel matrimonio tra l'azienda Italia e la politica».