Volonté: i governatori vanno ascoltati
Onorevole Volontè, come giudica la proposta di riaprire il dialogo con i governatori sulla devolution? «I quattro saggi, dopo aver incontrato più volte i Governatori, nelle prossime settimane si dovranno rivedere per valutare tutti gli aspetti migliorabili in questa prima lettura al Senato». Ci sono alti motivi di perplessità? «Per quanto mi riguarda, nella prima riunione dei capigruppo di Camera e Senato a settembre con i "quattro saggi" è stato fatto presente che i Governatori avevano molte perplessità. Non è una cosa di oggi, ma un problema aperto che bisogna affrontare». Perché, sulle osservazioni alla devolution, sono state ascoltate le critiche dei Presidenti delle Giunte regionali e non quelle dei Presidenti delle assemblee elettive? «Nella generalità dei casi, il Presidente della giunta è della stessa coalizione del Presidente dell'assemblea regionale. Quindi, immagino che il lavoro fatto dalle regioni sia stato quello di coinvolgere non solo i consigli, non solo i presidenti delle regioni, ma anche le forze che governano le regioni e anche quelle dell'opposizione. I Governatori di tutte e due le coalizioni chiedono un confronto ulteriore e, nel caso, ulteriori modifiche. Mi sembra difficile poter affrontare una riforma costituzionale sapendo già che l'opposizione voterà contro e tutti i Presidenti delle Regioni del centrodestra sono contrari». Però c'è qualche Presidente come quello del Veneto Galan che non ne vuole sapere affatto di modifiche. E' in atto un tentativo per rovesciare il tavolo? «Le critiche dei Presidenti erano note da settembre. Le perplessità sono state avanzate dal Presidente della giunta piemontese Ghigo e da quello della Regione Lazio Storace. Non vedo strumentalizzazioni. Vedo solo che il problema resta aperto e sono certo che il relatore D'Onofrio, come ha dimostrato in passato, farà di tutto per riaprire il confronto che coinvolga di più i Presidenti delle Regioni». Ci sarà uno stop al Senato? «Questo non devo dirlo io. Deve essere il relatore a valutarlo. Il problema non è quello di rallentare di una settimana il ddl, ma di arrivare a questo primo voto al Senato affrontando i problemi che avremmo all'orizzonte i prossimi anni. Non è possibile avere contro questa riforma i presidenti delle regioni». Parlamentari del suo gruppo, come il senatore Maurizio Ronconi sono convinti che non vada modificato nulla. «Il Senato sta facendo il suo lavoro. Le riforme costituzionali hanno 4 letture non per niente. La Camera approfondirà altri temi. Mi sembra difficile che una riforma approvata dal Senato possa sic et simpliciter essere approvata dalla Camera senza modifiche su aluni punti irrisolti come quelli che riguardano l'energia».