Pezzotta: altro che pensioni, è tutto da rifare

Così la vede il segretario generale della Cisl Savino Pezzotta che, a poche ore dall'assemblea dei delegati sindacali che domani deciderà l'attacco alla politica governativa, quasi non vuole parlare dell'argomento pensioni. Le iniziative che saranno adottate (finora si è parlato di uno sciopero generale il 26 marzo, ma sarà l'assemblea del 10 a decidere) saranno infatti per una diversa politica economica, per una reale tutela del potere d'acquisto dei salariati e dei pensionati, per un welfare che affronti i problemi degli anziani, delle nuove povertà, degli ammortizzatori sociali. Pezzotta, avete in cantiere una iniziativa sulle pensioni... «Eh no! Il problema è complessivo...». Certo, domani prenderete decisioni di più ampio contenuto, ma sempre anche di riforma previdenziale finirete per parlare... «Il primo appuntamento che ci siamo dati è l'assemblea dei delegati di Cgil, Cisl e Uil che si terrà mercoledì 10. Sottoporremo ai delegati una piattaforma. Affronteremo i problemi veri del Paese, dalla situazione generale al Mezzogiorno, all'occupazione. Lanceremo una proposta per invertire l'agenda politica del Paese. I problemi sui quali il sindacato svilupperà la sua azione saranno articolati su tre punti. Il primo è la situazione economica: le imprese chiudono, la gente perde il lavoro, i redditi sono a rischio, il sud soffre più di tutti, quali politiche è necessario che il Paese adotti per incrementare la produzione industriale. Il secondo punto è la tutela dei redditi dei lavoratori e dei pensionati. E su questo va detto che l'inflazione più alta che abbiamo in Italia non è causata dall'introduzione dell'euro, che è in uso anche negli altri Paesi europei, ma dal mancato controllo al momento dell'entrata della nuove moneta e da una mancata politica dei prezzi, delle tariffe, e anche del fisco». E il terzo punto? «Il welfare. E cioè sanità, assistenza, necessità di evidenziare nuovi punti sull'autosufficienza, le nuove povertà, gli ammortizzatori sociali». E qui arriviamo alla riforma delle pensioni... «È chiaro il nostro "no" all'innalzamento dell'età. Noi faremo grandi assemblee su questo in tutto il Paese. Siano contrari a come si pensa di innalzare l'età per il pensionamento». Lo sciopero contro il riassetto previdenziale però è stato definito inutile. «Non credo che sarebbe inutile. Le precedenti iniziative di lotta non sono state inutili. Abbiamo fatto cambiare le parti della riforma sulla decontribuzione e sul silenzio-assenso. E poi io vedo che su questa riforma non c'è accordo fra i partiti della stessa maggioranza. È il ministro che dice che lo sciopero sarebbe inutile». Ma non pensa che i risparmi fatti con la riforma delle pensioni potrebbero essere utili proprio per un nuovo welfare? «Ma questo non è ciò che fa il governo. A parte il fatto che penso che il risparmio sia di più dello 0,7 per cento, il governo sta usando questa riforma a fini esterni, per migliorare il rating del Paese. E poi non posso non ricordare che il governo con noi si era impegnato a spostare la verifica del 2005 nel 2013, e questo nella relazione all'emendamento governativo non lo abbiamo trovato». Per concludere: con la Cgil, è tutto appianato? «Ognuno ha la propria impostazione strategica e culturale. Sulla piattaforma che presenteremo il 10 abbiamo realizzato convergenze significative che restituiscono al sindacato il ruolo dì non dire solo "no" ma di avanzare una proposta compiuta e alta. Che è una sfida al governo ma anche a tutte le forze politiche e alle controparti».