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PRIMA sparano sui condoni di Berlusconi e Tremonti, e poi ne approfittano.

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Prima scendono in piazza contro una legge e poi la utilizzano in privato. È la «condonite» che ha colpito la sinistra italiana. Quasi tutta l'opposizione ha contestato duramente il condono fiscale voluto dal governo Berlusconi, salvo poi sfruttarlo per le proprie società. È il caso dell'Unità, ma anche del Popolo e le Libreria Rinascita, che si trova ancora a Botteghe Oscure. E ancora: della casa editrice dei girotondini, Editori Riuniti, e persino della Cgil. Insomma, come ha scoperto il Tempo tutto l'Ulivo ha fatto il condono fiscale. La Nie, la società editrice dell'Unità (ormai diventato l'organo della sinistra dura e pura), ha infatti chiesto di aderire al condono voluto da Tremonti. Tutto è cominciato il 27 marzo 2003 a Roma, quando il consiglio di amministrazione, sotto la presidenza di Marialina Marcucci, ha deciso «di ricorrere alla deroga prevista dallo Statuto della società che permette di rinviare di sei mesi l'approvazione del bilancio di esercizio e ciò per valutare il ricorso al condono fiscale». Due mesi dopo la decisione in una noticina dal corpo tipografico ridotto alla metà del normale appare la voce «Debiti tributari». Si annota anche l'accantonamento per imposte da condono sia per l'Irpeg sia per l'Iva pari a 38.204 euro. Il primo acconto. Ma al condono hanno aderito anche i Democratici di sinistra con ogni loro società (dalla Beta immobiliare che gestisce anche le sedi della Quercia sino alle Librerie Rinascita) e la Margherita di Rutelli (con il Popolo). Ma la condonite acuta ha davvero colpito la sinistra in ogni suo ordine e grado. Nemmeno una chiamata di piazza contro la riforma delle pensioni avrebbe scatenato tanto entusiasmo come la proposta di condono tombale avanzata da Giulio Tremonti. Criticata sì in pubblico, ma accolta con uno sfregolio di mani incredibile da tutti gli amministratori delle miriadi di società collegate all'Ulivo e perfino alla sua società civile, girotondini e dipetristi in testa. Il caso più clamoroso probabilmente è quello del sindacato. Nell'ottobre 2002 la Cgil portò in piazza un milione di manifestanti contro la riforma delle pensioni e il condono fiscale. Seguirono due mesi di comizi con epilogo a Palermo dove il sindacato sintetizzò: «Dopo la legge Cirami, il falso in bilancio, la norma sui capitali all'estero, il condono è l'ultimo di un anno e mezzo di messaggi a favore dell'illegalità lanciati dal Governo». Pochi mesi dopo, nel 2003, a chiedere il colpo di spugna sui suoi peccatucci fiscali è stata proprio la confederazione di Corso Italia. Molte società controllate dal principale sindacato italiano hanno aderito al «tombale» di Giulio Tremonti. L'ammissione più clamorosa è quella del «Centro autorizzato di assistenza fiscale Lazio e Basilicata della Confederazione generale italiana del lavoro srl» (che si trova a Roma, in via Goito). La proprietà di quella società è suddivisa fra la Cgil nazionale, le federazioni sindacali territoriali e alcune camere del Lavoro. I Caaf hanno come missione, pagata da apposita convenzione proprio dal ministero dell'Economia e delle Finanze, quella di aiutare i cittadini nell'adempimento dei propri obblighi fiscali...

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