«Il sistema dei Ds: scontro frontale e demonizzare il premier»
Il vicecoordinatore di Forza Italia, Fabrizio Cicchitto, boccia il segretario dei Ds, Fassino, e spiega che il cartello del «no» che si oppone a Berlusconi non è credibile. Onorevole Cicchitto, il segretario dei Democratici di sinistra, Fassino, chiude la porta al dialogo aperta dal ministro dell'Economia, Tremonti, e rimette sul piatto del confronto lo scontro. «A me non soprende la presa di posizione di Fassino perché nella linea dei Democratici di sinistra, dallo scorso maggio, c'è stata la volontà di mettere in campo la contrapposizione frontale e demonizzare Berlusconi. La tendenza del segretario dei Ds non è stata quella di un'alternativa programmatica, ma una alternativa di scontro fondata sulla critica alla persona. Questa risposta di Fassino è in continuità con l'atteggiamento finora seguito». Lei crede che Fassino stia attuando una sorta di supplenza a Prodi in attesa che il "professore" lasci la poltrona europea? «C'è qualcosa di diverso. Fassino vuole affermare l'egemonia dei democratici di sinistra nella coalizione, però, come ha scritto Ernesto Galli Della Loggia sul "Correre della Sera", il fondamento della politica dei Democratici i sinistra non è riformista. La politica di questo partito consiste nella sommatoria di massimalismo sociale e di giustizialismo. Fassino si dichiara riformista a parole, ma poi intepreta questo retroterra e poi ariva a cavalcare la tigre della demonizzazione». Come intepreta, alla vigilia del congresso della Margherita, le posizioni assunte da Rutelli che sta prendendo le distanze dai Ds e si presenta con posizioni più vicine alla maggioranza, mentre fassino si avvicina sempre di più alla piazza? «Queste due posizioni indicano che non esiste nel centrosinistra una sintesi di governo perchè dimostrano di essere divergenti su molti argomenti come le pensioni, la giustizia e la politica estera. Invece Rutelli cerca di costruire uno spazio autonomo nella Margherita e concorrenziale a Forza Italia. Se Rutelli tiene ferme le sue posizioni è chiaro che non c'è alcun punto di convergenza con i Ds, con i Verdi e con Rifondazione comunista. Questa parte del centrosinistra è solo un cartello di "no"». La sinistra ha ripreso il controllo del sindacato? «La Cgil è sempre stata nella sinistra. Noi rispettiamo la posizione che è stata assunta dalla Cisl e dalla Uil, ma credo che stiano sbagliando alcune posizioni sulla delega previdenziale. La Cgil sta recuperando alla piazza tutto l'estremismo contro il governo Berlusconi. Questo è un dato molto negativo». Ma perché esponenti del mondo sindacale come Musi, che fino a qualche mese fa lamentavano la violenza della Cgil nei loro confronti, hanno cambiato posizione? «Mi auguro che il governo riesca a ristabilire una linea di dialogo con Cisl e Uil. C'è un ondeggiamento dopo una fase di atti di violenza che venivano posti in essere contro questi due sindacati. Questa ondata di violenza conto le sedi della Cisl e della Uil ha coinciso con la fine del dialogo con la Cgil». Fassino dice che l'unità è il parametro della credibilità del centrosinistra. Lei ha visto questa unità? «No, finora non si è vista in nulla. Basta vedere quello che è accaduto nella politica estera e sulla giustizia. Il cartello dei "sì" per una politica di governo devono ancora costruirlo».