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Risparmio, Tremonti apre ma l'Ulivo non si fida

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Quercia e Margherita rispondono che la disponibilità a fare modifiche «non è credibile»

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Dal centrosinistra però le prime reazioni sono negative. Parlando ieri al convegno Ambrosetti a Cernobbio, Tremonti ha detto che nel disegno di legge sulla tutela del risparmio varato dal governo, «cerchiamo di seguire un metodo repubblicano, che vuol dire solo l'apertura della discussione a tutte le forze politiche. Non solo della maggioranza, ma anche dell'opposizione». «Il risparmio è un bene costituzionale e la disciplina del risparmio è un elemento centrale della costituzione economica di un Paese - ha spiegato -. Il governo ha l'obbligo di presentare un testo ma anche di integrarlo con tutte le indicazioni positive che arrivano». «In parlamento - ha proseguito il ministro - ci sono sei proposte di legge tutte perfettamente integrabili fra loro. Nessuna è assolutamente compiuta e l'esercizio di integrazione è, credo, molto semplice. Il metodo repubblicano - ha aggiunto - significa la rinuncia ad argomenti magari efficaci nella dialettica, ma che se sono di parte e troppo strumentali non vanno bene». Quanto ai tempi per l'approvazione della riforma, «il tempo è fondamentale, è strategico. Il testo del Ddl è stato scritto in un mese e anche aggregando materiale diverso, il testo di riforma va approvato nel più breve tempo possibile. Alla discussione deve infatti corrispondere una effettiva legislazione. Pensiamo comunque che sia possibile una approvazione in tempi brevi». «L'obiettivo - ha detto ancora - è prima di tutto tenere aperto il canale tra banche e imprese». Elencando poi gli aspetti del ddl sui quali la maggioranza è pronta a intervenire, il ministro ha detto che se le proposte del governo, contenute nel ddl sul risparmio, limitano il ricorso delle aziende alle emissioni obbligazionarie, mettendole in difficoltà, c'è la possibilità di cambiarle. «Se ci sono punti che sono sindacabili e discutibili, ogni segnalazione è utile - ha detto il ministro - per esempio, ci è stato detto che la disciplina su certi prodotti finanziari, e in particolare sui bond, per certi effetti ci spiazza rispetto ad altri Paesi. Nessuno farà più emissioni italiane, ci viene detto. Non ho capito perché - ha ripreso - ma se così fosse cambieremmo la norma per evitare un effetto di spiazzamento». «Non credo ci siano - ha aggiunto - nell'ordinamento che vogliamo riformare, norme che producano questo effetto, come per esempio un debt/equity particolarmente penalizzante. Ma se ci fossero, ogni indicazione sarebbe considerata rilevante». Nel dibattito a porte chiuse seguito al suo intervento, Tremonti ha poi detto fra l'altro che «l'imprenditore non deve essere banchiere di se stesso». Il ministro tuttavia - secondo quanto riferiscono alcuni dei partecipanti - a chi gli chiedeva se fosse utile nel ddl sul risparmio inserire limitazioni all'ingresso degli imprenditori nei consigli degli istituti di credito, ha risposto di non vedere perché imporre limiti, visto che in altri paesi non ci sono. L'importante, ha sottolineato, è che gli imprenditori non abbiano conflitti di interesse. Sempre sul fronte bancario, alla richiesta di chiarire il reato di «nocumento al risparmio» previsto dal progetto del governo, Tremonti ha detto che non c'è la volontà di sanzionare il default, bensì la frode. Se le banche intervengono in un momento di difficoltà di un'azienda non devono per questo essere ritenute colpevoli dell'eventuale default. Per questo sarebbe piuttosto da perfezionare - secondo il ministro - la legge fallimentare, proprio per non disincentivare l'intervento delle banche. L'apertura di Tremonti all'opposizione non ha, a caldo, sortito effetti positivi in quest'ultima. Mentre nella maggioranza è prevalsa la prudenza, il coordinatore della Quercia, Chiti, ha polemizzato: «Dicono che vogliono il dialogo su pensioni e temi economici e sociali e poi vanno avanti a test

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