Pensioni, due settimane per trattare modifiche

Ma il richiamo al dialogo dei ministri dell'Economia e del Welfare non convince i sindacati, prossimi a proclamare un nuovo sciopero generale (quasi certamente venerdì 26 marzo), e l'opposizione, che preannuncia battaglia in Parlamento pur escludendo per il momento il ricorso all'ostruzionismo. «Esistono questioni no-partisan - ha detto Tremonti - che vanno affrontate come tali, mettendole al riparo dagli interessi di parte, nell'interesse unicamente del Paese. Risparmio e pensioni sono due temi che possiamo affrontare insieme, maggioranza e opposizione, se ne siamo capaci. Io ci provo perché ci credo». Un metodo che Maroni ha detto di condividere pienamente: «Credo che su un argomento rilevante come le pensioni tutti abbiano interesse a fare una riforma largamente condivisa». Per questo, ha sottolineato il ministro, «nel merito la partita è ancora aperta». In pratica, ha spiegato il titolare del Welfare, la riforma andrà in aula al Senato martedì, come deciso l'altro ieri dalla conferenza dei capigruppo: «Ma si è deciso - ha aggiunto - di subordinare la riforma delle pensioni all'approvazione delle riforme costituzionali. Quindi c'è un periodo di tempo, non meno di due settimane, in cui l'aula non esaminerà la delega. Abbiamo manifestato la disponibilità del Governo a continuare il confronto nel merito sulle questioni ancora da definire utilizzando il periodo a partire da martedì. Sarà l'aula ad individuare tempi e meccanismi». Quanto ai sindacati sono ormai sul piede di guerra, pronti scatenare una mobilitazione che va ben al di là della questione pensioni: «Vogliamo cambiare la politica economica del Governo, questo è il nostro dovere», ha detto il leader della Uil, Luigi Angeletti, bocciando sonoramente l'azione di Governo e preannunciando lo sciopero generale che sarà proclamato mercoledì 10 dall'Assemblea dei delegati di Cgil, Cisl e Uil: «Molto probabilmente sarà l'ultimo venerdì del mese», ha detto; dunque, il 26 marzo. «Quella del Governo - ha tuonato il segretario generale della Uil chiudendo i lavori della Conferenza di organizzazione del suo sindacato - è una strategia, una ricetta politica sbagliata, fatta solo di slogan e da persone che non conoscono bene il Paese; e che vogliono fare l'interesse solo di una parte del Paese». Che lo sciopero generale sia ormai inevitabile lo conferma anche il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, per il quale «se non si cambia marcia, il Paese non ce la farà ad uscire dal declino e pagherà un prezzo alto. Per questo abbiamo bisogno di tenere alta la nostra iniziativa, la nostra lotta, il nostro impegno». E per il segretario generale della Cisl, Savino Pezzotta, «quella sulle pensioni è un'operazione che riguarda esclusivamente la riduzione della spesa, e per questo non si può venire coinvolti. Si tagliano le pensioni solo per far quadrare i conti pubblici». Martedì 10 non sarà solo il giorno della proclamazione dello sciopero, ma anche quello in cui Cgil, Cisl e Uil presenteranno la loro piattaforma sui temi dello sviluppo, alternativa alla politica finora condotta dal Governo. Il lavoro è a buon punto e per la stesura definitiva del documento non dovrebbero esserci sorprese. Angeletti, comunque, avverte: «Sia chiaro che dovrà essere una piattaforma sindacale vincente, che abbia chance di successo, che sia il più condivisa possibile. Non possiamo stare con le braccia conserte, assistere impotenti a quello che succede. Non ce lo possiamo permettere». E poi: «Siamo contenti che la Cgil torni a fare sindacato. Ma non può pensare che la funzione del sindacato sia solo quella di fare l'elenco delle cose che non vanno. Questa strategia non porta da nessuna parte». Quanto all'opposizione continua nella sua controffensiva. Francesco Rutelli, leader della Margherita, afferma che la riforma pensionistica della Cdl «è una proposta per fare cassa. Noi invece abbiamo una proposta equilibrata, graduale, che è con