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Previdenza, il governo accelera sulla riforma

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Maroni soddisfatto per il giro di vite e non dovrebbe essere posta la fiducia

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La conferenza dei capigruppo del Senato, su richiesta del governo, ha calendarizzato l'esame della delega in Aula a partire dal nove marzo, riducendo quindi di fatto i tempi dell'esame del provvedimento in commissione Lavoro. La decisione è stata duramente criticata dai sindacati e dall'opposizione, che hanno parlato di blitz «inaccettabile». Per l'approvazione della delega previdenziale quindi i tempi potrebbero essere molto rapidi. Il ministro del Welfare, Roberto Maroni, si è detto soddisfatto per l'accelerazione dell'iter e convinto della possibile approvazione del provvedimento subito dopo il via libera del disegno di legge sulle riforme costituzionali. Le ragioni dell'avvio in Aula del provvedimento in tempi brevissimi, secondo Maroni, sono da ricercarsi nella richiesta della comunità internazionale «di fare un passo avanti» sulle riforme ma anche nell'«accordo nella maggioranza» e nella «conclusione del confronto con le parti sociali». La riforma potrebbe prevedere per la pensione di anzianità dal 2008 anche la reintroduzione della possibilità di ritiro anticipato rispetto all'età di vecchiaia a 57 anni di età e 35 di contributi, ma calcolando l'assegno con il metodo contributivo (il sub emendamento della lega su questo tema è stato definito «accoglibile» dal ministro Maroni). Per la pensione di anzianità quindi i possibili «canali» di uscita diventerebbero, dal 2008, tre: 60 anni di età (61 per gli autonomi) e 35 di contributi (l'età minima aumenta di un anno nel 2010 e poi ancora nel 2014); 40 anni di contributi a qualsiasi età; 57 anni di età e 35 di contributi ma con un assegno ridotto rispetto a quello calcolato con il metodo retributivo. Sulla riforma - ha affermato Maroni - non dovrebbe essere posta la fiducia. La commissione Lavoro, in vista dell'esame in Aula da martedì, ha convocato tre sedute fino a quella data (oggi, lunedì e martedì), ma le riunioni potrebbero essere disertate dai senatori dell'opposizione. La decisione del governo - ha detto Natale Ripamonti (Verdi) è «gravissima e pericolosa». «By-passa la commissione Lavoro - ha spiegato - e impedisce un esame approfondito e rigoroso. Commissaria il Parlamento imponendo tempi e modalità di legiferare da regime zarista».

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