Pensioni: marcia indietro della Lega uscita a 57 anni con 35 di contributi
La Lega infatti ha deciso di non presentare il sub emendamento annunciato nei giorni scorsi per «ammorbidire» lo «scalino» previsto dal provvedimento del governo sull'età di pensionamento di anzianità a partire dal 2008, e che prevedeva la possibilità di lasciare il lavoro a 57 anni con 38 di contributi. Il Carroccio però ha chiesto di reintrodurre la possibilità di ritirarsi dal lavoro anticipatamente rispetto all'età di vecchiaia, con 57 anni di età e 35 di contributi, purchè si utilizzi il metodo di calcolo contributivo. Questa possibilità, che di fatto penalizza l'assegno di chi la sceglie, era già prevista dall primo emendamento del Governo e tolto invece dal testo adesso all'esame del Senato. Per il ritiro anticipato rispetto all'età di vecchiaia, quindi, a partire dal 2008 dovrebbero essere necessari per i lavoratori dipendenti 60 anni di età e 35 di contributi (61 nel 2010 e a 62 nel 2014), mentre per i lavoratori autonomi la pensione di anzianità dovrebbe essere possibile solo con almeno 61 anni (62 nel 2010, 63 nel 2014). Se passerà il sub emendamento della lega sul contributivo, un ulteriore canale di uscita sarà quello dei 57 anni e 35 di contributi con penalizzazioni. A questo punto i tempi per la riforma potrebbero essere stretti. Il relatore del provvedimento al Senato, Carmelo Morra (Fi) ha detto che in commissione potrebbero bastare due-tre giorni per il voto (che dovrebbe iniziare martedì 9), mentre martedì il presidente del Senato, Marcello Pera, si era detto convinto della possibilità di avere la delega in Aula entro Pasqua (e quindi entro l'11 aprile). Che la Lega avrebbe potuto fare marcia indietro sul sub emendamento annunciato per la pensione di anzianità (quello dei 57 anni di età e 38 di contributi a partire dal 2008 come ulteriore canale da affiancare alla proposta del governo) si era cominciato a capire dal primo pomeriggio, quando il ministro del Welfare, Roberto Maroni, aveva sottolineato quanto si fosse «faticato» nella maggioranza per fare un accordo.