La svolta di Fini: parte la guerra ai prezzi

Sarebbe un'ammissione di colpa. Il messaggio deve essere in positivo: ora parliamo alle famiglie e ai ceti produttivi». È già sera quando Gianfranco Fini riunisce i componenti del dipartimento economico del suo partito per preparare le prossime iniziative. Parlano, si confrontano, analizzano la situazione. Con lui ci sono Pietro Armani, Pasquale Viespoli, Stefano Saglia, Alberto Giorgetti e, naturalmente, il coordinatore Ignazio La Russa. Fini ha deciso di muoversi su due direttrici fondamentali: una come vicepremier e una come leader di Alleanza nazionale. In veste di numero due del governo ha intenzione di vedere le parti sociali già domani. Per Cgil, Cisl e Uil probabilmente ci sarà uno slittamento per due motivi addotti dalla Triplice: la Conferenza nazionale di organizzazione della Uil che domani a mezzogiorno sarebbe ancora in corso e l'assemblea dei sindacati fissata per il 10 marzo. I tre segretari generali stanno predisponendo una lettera unitaria con cui ufficializzeranno la richiesta a Palazzo Chigi spiegando, l'inopportunità di un incontro precedente alla predisposizione della loro piattaforma comune. Tuttavia, dopo i sindacati toccherà anche a Confindustria, Confcommercio e Confesercenti. Ci sarà una piccola novità: incontri sono in vista anche con le realtà locali, come i distretti industriali. Insomma, un dialogo a tutto campo con l'obbiettivo non dichiarato di diventare il punto di riferimento delle categorie nel governo. Di pari passo, il leader di An ha deciso di organizzare una grande manifestazione di partito per il 13 marzo ad Ancona con al centro il tema su «come rilanciare il potere d'acquisto delle famiglie», visto che di «caro vita» non si può parlare. Si tratterà di una kermesse sulla falsariga di quella che si è svolta sabato scorso a Parma sul risparmio e sui crac finanziari. E che dovrebbe concludersi con una serie di proposte per raffreddare l'inflazione, rilanciare i consumi, far crescere insomma il potere d'acquisto da parte delle famiglie. Al momento tuttavia si mantiene il più stretto riserbo sulle soluzioni. Le due direttrici s'intrecciano. Il vicepremier infatti vuole sfruttare la protesta che arriverà dalle parti sociali e girarlo come pressing sul resto del governo e in particolare sul ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. Anche se ieri sono arrivate parole di appoggio e sostegno all'inquilino di via XX settembre. Ma il clima è più sereno all'interno del governo tanto che il ministro del Welfare, il leghista Roberto Maroni scende al fianco di Fini: «Al tavolo governo-sindacati convocato a Palazzo Chigi sullo sviluppo e sulle prospettive dell'economia parleremo delle risorse da mettere a disposizione», dice. E tra le risorse il vicepremier inserisce anche gli immigrati: «Bisogna dare solidarietà verso chi lavora. Anche perché - spiega parlando a Verona - proprio qui dal Veneto vorrei ricordare che in passato, molte volte, siamo stati noi gli immigrati in cerca di lavoro. Non possiamo quindi considerare gli immigrati extracomunitari oggetti, ma sono uomini e donne che vengono nel nostro paese per lavorare, per integrarsi nella nostra società». Diversa la posizione «rispetto a clandestini e delinquenti, che vanno espulsi» sottolinea il vicepremier. Ma, ribadisce con forza Fini, «gli immigrati regolari non sono un pericolo, ma una risorsa del Paese. E se, non ci fossero, fra qualche anno avremmo una economia in condizioni di non poter crescere».