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«Dannosi i ritardi sulle infrastrutture»

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Poi si sono divisi e alla fine, hanno rinunciato: i leghisti ieri si sono uniti ai concittadini e agli altri amministratori comaschi e hanno accolto il capo dello Stato con un caldo abbraccio, senza distinzioni di partito. Leonardo Carioni, leghista, presidente della Provincia, ha dato al presidente un «benvenuto in Padania, con sincera ammirazione, con legittimo orgoglio e con profondo affetto». Nel pomeriggio, a Cantù, con altrettanto calore Ciampi è stato accolto dalla «sindaca» leghista, Tiziana Sala. Al Teatro Sociale di Como, accompagnato dal ministro Lucio Stanca, Ciampi ha abbracciato con lo sguardo la platea gremita di fasce tricolori e ha ringraziato di cuore i sindaci dei 161 comuni comaschi, che occupavano per intero il settore di destra. «Sono particolarmente lieto - ha detto - di vedere che tutti quanti avete accolto questo invito e avete voluto mostrare le vostre belle fasce tricolori». Il compiacimento non era di pura circostanza. Poi, senza girarci intorno, Ciampi ha risposto alle due principali questioni poste da Cerioni: l'attuazione del federalismo, anche sul piano fiscale; le opere pubbliche che non si realizzano mai. «Sono favorevole, - ha detto - con voi, alla istituzione in Italia di un federalismo più produttivo e innovativo: alla sola condizione, per me irrinunciabile, di mantenere intatta l'unità della nostra patria». È l'ennesimo implicito richiamo del Quirinale a valutare con estrema attenzione alcuni aspetti della riforma in discussione al Senato, giudicati rischiosi da settori politici di entrambi gli schieramenti. Quanto alle infrastrutture dei trasporti, Ciampi ha detto che «ognuno deve fare la sua parte»: innanzi tutto, nel territorio, gli amministratori locali devono raggiungere l' intesa fra loro, fissare le priorità e scommetterci il loro mandato; ma anche a livello centrale, ha aggiunto, bisogna fare scelte. Come? Quand'ero ministro del Tesoro, prima di andare al Quirinale, ha ricordato, avevo compilato un elenco di centinaia di opere pubbliche incompiute. A suo avviso, è ancora su quella base che bisogna impegnarsi «scegliendo le opere ancora valide e sulle quali puntare veramente». «Sento parlare della strada "pedemontana" da 40 anni. È assurdo che ancora non si faccia, perchè è vero che voi siete penalizzati da una strozzatura, un collo di bottiglia. Certi ritardi nella realizzazione delle infrastrutture materiali sono dannosi e ingiustificabili». Un passaggio molto applaudito. Fra gli applausi, Ciampi ha ripetuto che «a meno di motivi di forza maggiore» resterà al Quirinale fino alla fine del suo mandato, nel 2006. «Ho già preparato per i prossimi due anni il programma di visite nelle 26 città capoluogo che non ho ancora visitato», ha detto. Il discorso ha toccato altri punti di attualità politica. Con linguaggio manzoniano, ha ricordato che quando l'Italia si imbarco nell'avventura del Mercato COmune, cinquant'anni fa, lo fece con preoccupazione, con la paura di un salto nel buio, sentendosi «un vaso di coccio in mezzo a robusti vasi di ferro». Ma fu la scelta giusta: fu la premessa per il "miracolo economico" degli Anni Sessanta e, poi, per l'ingresso nell'euro. La moneta unica «ha eliminato le crisi monetarie che periodicamente ci ferivano e ci umiliavano, le svalutazioni forzate della lira».

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