Dal Cicr ai criteri di nomine: i nodi aperti
Sono questi i temi sul tappeto del dibattito sul disegno di legge governativo per la tutela del risparmio che da oggi inizia ad essere esaminato dalle commissioni Finanze e Attività Produttive della Camera. CRITERI DELLE NOMINE — Per le nomine delle nuove autorità, ridisegnate dalla riforma, si guarda all'Autorità dell'Energia e il gas. È il modello sul quale spinge l'opposizione: ovvero nomina fatta dal governo ma con la necessità di una conferma del Parlamento a maggioranza qualificata (due terzi delle Commissioni parlamentari competenti). RAPPORTI TRA CONCORRENZA E VIGILANZA — A chi l'ultima parola, all'Antitrust o alla Banca d'Italia? Fermo restando che la Banca centrale conserverà i suoi poteri in materia di stabilità, nella legge di riforma occorrerà stabilire con più precisione i rapporti tra le decisioni delle due Autorità nel caso in cui le esigenze della concorrenza e quelle della stabilità dovessero entrare in conflitto. Attualmente è previsto che le decisioni sulla concorrenza bancaria debbano essere prese da Antitrust e Banca d'Italia con un atto unico. MANDATO A TERMINE PER IL GOVERNATORE — È uno dei nodi su cui la battaglia si preannuncia più aspra. Il disegno di legge non stabilisce nulla al proposito, ma il passaggio parlamentare potrebbe essere l'occasione per stabilire un termine per la massima carica della Banca d'Italia. IL CICR — L'orientamento generale è che il comitato interministeriale per il credito e il risparmio sopravviva, ma il Parlamento sarà chiamato a valutare alcuni dei meccanismi introdotti per il Cicr dalla riforma. È proprio sul comitato e sul falso in bilancio che si giocherebbe il confronto tra maggioranza e opposizione. AUTORITÀ GIUDIZIARIA, NON PIÙ TAR — Meno tar e più magistratura ordinaria in materia di risparmio: anche questo è un nodo sul tappeto. Qualcuno ritiene che, in questo campo, potrebbe essere maggiore la competenza dell'autorità giudiziaria ordinaria, piuttosto che quella amministrativa. PROPRIETÀ AZIONARIA DI BANKITALIA — Anche la proprietà azionaria della Banca d'Italia resta un tema aperto, come quello delle stock option ai manager. Per tali questioni però, considerata l'urgenza della riforma, si potrebbe optare per un rinvio. Mentre sembrerebbe escluso al momento qualsiasi anticipo di pezzi della riforma attraverso un decreto legge.